UNESCO, poteva andar meglio. Una gaffe imperdonabile

Sciatteria o terrorismo psicologico?

di Leonardo Piccinini

Una gaffe. Mettiamola così. Anche se, trattandosi di un’illustre istituzione come l’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, siamo certamente di fronte a qualcosa di ben più grave.

È quello che ha lamentato, in occasione del cinquantenario della Convenzione Unesco sul traffico illecito dei beni culturali, Clinton Howell, presidente della CINOA (Confédération Internationale des Négociants en Oeuvres d'Art), la storica federazione (fondata nel 1935) con sede a Bruxelles che riunisce ben cinquemila mercanti d’arte da 22 diversi Paesi (l’Associazione Antiquari d’Italia, lo ricordiamo, partecipa al Consiglio Direttivo CINOA con la presenza di Bruno Botticelli e Alessandro Cesati). Howell ha scritto al direttore generale Unesco, l’ex ministro della cultura francese Audrey Azoulay, per denunciare gravi scorrettezze nella recente campagna Unesco The Real Price of Art. Innanzitutto nella cifra di 10 miliardi di dollari con cui si stima il traffico illecito di beni culturali, che non trova riscontro in nessuna analisi recente: si tratta di un’invenzione?

E le immagini della campagna pubblicitaria, che ricordano quelle più recenti di note case d’asta, con opere di inestimabile valore e importanza collocate in ambienti domestici, lasciando intendere la provenienza illecita delle opere stesse. Peccato che nel caso del rilievo funerario da Palmira (50-150 d.C.) si tratti di un’opera conservata dal 1901 al Metropolitan Museum di New York, dove è pure conservata la testa di Buddha scavata in Tibet o Turkestan negli anni ’20 e presentata invece dall’Unesco come trafugata nel 2001 dal museo di Kabul per opera dei talebani. Sciatteria o terrorismo psicologico? Errori come questo danneggiano fortemente l’immagine e la professionalità degli antiquari in ogni parte del pianeta…