Si dice che chi trova un amico trova un tesoro. È una massima che vale anche per i libri. Ora grazie a un amico in carne e ossa ho trovato il libro giusto, quello che stavo cercando da tempo, senza sapere esattamente che faccia avesse. L’ha scritto un commissaire-priseur ebreo di nome Maurice Rheims. Non una persona qualsiasi, al contrario un uomo eccezionale, basti dire che nel 1976 è stato eletto all’Académie française, dunque un immortale. Vi immaginate un antiquario italiano nominato ai Lincei?
Il libro lo sto ancora leggendo e mentre procedo con le pagine il piacere aumenta al pensiero che Rheims è stato uno scrittore prolifico. Pregusto già gli altri titoli che via via ho iniziato a ordinare. Dalle pagine istituzionali dell’Académie si apprende che è nato nel 1910 a Versailles. Ha esercitato il mestiere di commissaire-priseur dal 1935 al 1972, immagino con qualche interruzione, durante l’occupazione nazista. Difatti nel 1939 era già arruolato e guidava un gruppo di commando-paracadutisti in Algeria.
"Il libro lo sto ancora leggendo e mentre procedo con le pagine il piacere aumenta al pensiero che Rheims è stato uno scrittore prolifico. Pregusto già gli altri titoli che via via ho iniziato a ordinare."
Ma torniamo al libro. Potrei sbagliarmi ma credo sia l’unico tradotto in italiano, pubblicato nel 1964 da Giulio Bolaffi editore: L’affascinante storia del collezionismo. Personalmente se vedessi una copertina con un titolo del genere me ne terrei alla larga, sbagliando. In origine suonava meglio: La vie étrange des objects (il primo libro di Rheims, pubblicato nel 1959).
Non vorrei togliervi il gusto di leggerlo facendo un banale discorsetto sul contenuto, meglio una citazione, con chiare funzioni di trappola: “Intorno al 1935, una tale espone in una ridicola botteguccia degli orribili oggetti del periodo 1900-1920. A tutta prima si direbbe che il solo scopo del negozio sia quello di suscitare l’ilarità dei passanti. Con l’andar degli anni quell’angolo della rue Bonaparte è diventato un posto universalmente noto, dove si vendono stupefacenti ninnoli a peso d’oro. Che cosa è successo? La bottega è sempre la stessa, identici sono gli oggetti, ma qualcosa è cambiato: l’angolo visuale, la prospettiva sotto cui li consideriamo. Ai nostri occhi sono diventati qualcosa di diverso”.