Trame dalla lunga storia

Mirco Cattai e il tappeto orientale

di Leonardo Piccinini

Faccio outing: non so nulla di tappeti. Non che non mi abbiano da sempre affascinato, ricordo ad esempio la sorpresa dell’inaugurazione delle nuove gallerie del V&A con il meraviglioso tappeto di Ardabil (nord della Persia), correva l’anno 2006 e ancora non si pensava a passaporti e dogane e Boris Johnson non era neppure sindaco di Londra…o alla collezione del Poldi Pezzoli, con il famoso tappeto a scene di caccia. Proprio a fianco del museo, in via Manzoni 12, c’è qualcuno che di tappeti sa tutto ed è capace di trasmettere passione ed entusiasmo: Mirco Cattai. Si è da poco conclusa la sua esposizione di Tappeti caucasici Kazak (con tanto di catalogo), “con numerose vendite, che premiano un lavoro di ricerca continuo e attraverso mezzo mondo” mi racconta soddisfatto.


"Vere opere d’arte, testimonianza dell’ideale estetico dominante nel mondo islamico, amore per il colore e le forme ornamentali, scovate in lungo e in largo dall’infaticabile Cattai."


Come non restare affascinati dal raro tappeto a draghi (3m x 1,60, anche molto adatto all’attuale fase politica…) dal Karabagh, nel nord dell’Azerbaigian, della seconda metà del ‘600, o all’esplosione di colori dei vari Sewan, Karaciof, Bordjalù, Lambalo…per una quarantina e più di pezzi. Vere opere d’arte, testimonianza dell’ideale estetico dominante nel mondo islamico, amore per il colore e le forme ornamentali, scovate in lungo e in largo dall’infaticabile Cattai. Che mi mostra le foto di un recente viaggio in Transilvania, a Braşov, l’antica Kronstadt, ultimo lembo dell’impero austroungarico prima dei Carpazi. Nella chiesa gotica la strepitosa collezione di ben 119 tappeti orientali, dono dei ricchi mercanti sassoni che tra XVII e XVIII secolo intrattenevano proficui commerci con l’Asia. Prometto di saperne presto di più, per non sfigurare del tutto con il sapere e la passione di Mirco Cattai!