Sono forse stato tra gli ultimi a indossare la divisa (d’un ruvido azzurro carta da zucchero) e, quando mi lamentavo di questa ‘ingiustizia’, guardando quelli che, appena più giovani, avevano scansato il servizio militare, mio padre commentava dicendo che era meglio così. Allo stesso modo penso di essere stato tra gli ultimi ad avere avuto la consuetudine di salire le scale ripide che portavano al Sancta Sanctorum dei Longari, ossia la stanza in penombra foderata di boiserie medioevale, che era lo studio in via Bigli (accanto a palazzo Olivazzi, dove una lapide ricorda il soggiorno del giovinetto Albert Einstein), aperto nel secondo dopoguerra da Nella Longari, affiancata dai figli Mario e Ruggero. Lasciata la storica sede, ne hanno trovato una egualmente fascinosa in Corso Monforte, proprio dove aveva l’atelier Lucio Fontana, come ricorda una targa sulla strada, scelta forse non casuale. Perché se, fin da subito, i loro interessi si concentrano sulla scultura primitiva italiana (cui, nel tempo, si aggiungeranno i frammenti miniati e i Works of Art dal Medioevo al Rinascimento, passando per il Medio Oriente ‘Dall’arte Copta alla dinastia fatimide’, per citare il sottotitolo di un loro catalogo di Textiles dal VI al XII secolo), la porta del dialogo con l’arte moderna è sempre rimasta aperta. Storica rimane, ad esempio, la mostra Antico e Moderno, un incontro con Nella Longari allestita nel 1980 presso la Galleria il Milione. Alla terza generazione, il testimone è ora nelle mani di Marco che, senza dimenticare l’Antico, guarda con occhio attento al mercato internazionale.
Ruggero e Marco Longari
Uno sguardo attento al mercato internazionale
di Marco Riccòmini