La libertà di Carlo Levi

Un’immagine ipnotica, di inquietante bellezza. Due gufi appollaiati sotto il cielo stellato catturano lo sguardo di chi si trovi a passare nel cosiddetto “quadrilatero della moda”, in via Borgospesso a Milano. I due rapaci sono immortalati in un dipinto degli anni ’50, esposto insieme ad altri sedici dello stesso autore, Carlo Levi (Torino 1902-Roma 1975) […]

di Leonardo Piccinini

Un’immagine ipnotica, di inquietante bellezza. Due gufi appollaiati sotto il cielo stellato catturano lo sguardo di chi si trovi a passare nel cosiddetto “quadrilatero della moda”, in via Borgospesso a Milano. I due rapaci sono immortalati in un dipinto degli anni ’50, esposto insieme ad altri sedici dello stesso autore, Carlo Levi (Torino 1902-Roma 1975) in una raffinata mostra (fino al 30 ottobre) presso la Galleria Silva.


"Nel delirio di una nazione che si inabissava tra mille errori/orrori e sopraffazioni, pochi uomini seppero salvare l’onore della patria opponendosi con tutte le forze. Uno di questi era Carlo Levi."


Nel delirio di una nazione che si inabissava tra mille errori/orrori e sopraffazioni, pochi uomini seppero salvare l’onore della patria opponendosi con tutte le forze. Uno di questi era Carlo Levi. Esponente di un milieu culturale di straordinaria qualità e coerenza, quello della Torino antifascista, degli Einaudi e dei Pavese, di Piero Gobetti e Leone Ginzburg; poi fervente profeta della questione meridionale con il suo straordinario Cristo si è fermato a Eboli, ritratto impietoso di terre sfortunate e dimenticate. “Ho imparato che curava i bambini perché era medico, che dipingeva i ritratti e i paesaggi perché era pittore e che scriveva parole dense e profonde sull’uomo, sulla storia e su di sé, perché era scrittore e poeta. Ho scoperto un artista eclettico e instancabile pensatore, che passava con estrema scioltezza dalla pagina alla tela, dal dibattito pubblico ai versi, riuscendo a legare strettamente pittura, poesia, riflessione teorica e scrittura narrativa, all’interno di un unico processo creativo”, scrive Lucia Silva nel catalogo da lei curato, utile viatico al percorso artistico di Levi.


"…fervente profeta della questione meridionale con il suo straordinario Cristo si è fermato a Eboli, ritratto impietoso di terre sfortunate e dimenticate"


Il quale, per una precisa posizione culturale coerente con le sue idee, considerava espressione di libertà la pittura, in contrapposizione non solo formale ma anche sostanziale alla retorica dell’arte ufficiale (mi torna alla mente per analogia il sincero grido di libertà di un altro grandissimo, Mario Mafai…). Figura interessantissima e straordinaria, quella di Carlo Levi. Mi sarebbe proprio piaciuto conoscerlo!