La Danza del Cardinale. Maastricht-Bologna-Roma

L'opera dipinta da Guido Reni a inizio ‘600, appartenuta al celebre collezionista e finita dispersa dopo le aste di fine ‘800, ritorna a far parte del patrimonio della Galleria Borghese

di Leonardo Piccinini

Quattrocento anni fa, nel gennaio del 1621 “morì Paolo V, al quale successe, dopo un breve conclave, Gregorio XV, vecchio e malato. Tutto mutò di colpo. I cardinali che si affollavano ai sontuosi banchetti di Scipione Borghese, gli artisti, i seguaci, i sicofanti che avevano riempito i saloni della sua villa si dileguarono tutti. Egli fu lasciato solo e amareggiato in mezzo ai suoi tesori, testimonianza splendida della sua ricchezza e del suo entusiasmo”. Cito un passaggio di un mio livre de chevet (ora più che mai, visto il nuovo ottimo formato tascabile), Patrons and painters di Francis Haskell, perché la bulimia infallibile (un ossimoro!) di Scipione Borghese comprendeva anche questo stupendo dipinto di cui tutti oggi parlano.


"È la conferma, ancora una volta, del ruolo fondamentale del mercato d’arte antica per il sistema dell’arte, l’avanzamento degli studi e la collaborazione con quella parte evoluta di amministrazione pubblica che riesce a giocare un ruolo nell’Europa della cultura."


La Danza campestre (olio su tela, 81×99 cm) dipinta da Guido Reni a inizio ‘600, appartenuta al celebre collezionista e finita dispersa dopo le aste di fine ‘800, ritorna a far parte del patrimonio della Galleria Borghese (vedi al sito del museo) “E’ stata Anna Coliva, l’ex direttrice del museo, oggi guidato da Francesca Cappelletti, a volerla subito, non appena l’ha vista nel mio stand al TEFAF di Maastricht” commenta Tiziana Sassoli di Fondantico, che ha concluso la vendita. “E’ per me motivo di grande orgoglio, un’opera che torna in Italia, una ricostruzione attributiva e la restituzione a un contesto storico di tale importanza”.

È la conferma, ancora una volta, del ruolo fondamentale del mercato d’arte antica per il sistema dell’arte, l’avanzamento degli studi e la collaborazione con quella parte evoluta di amministrazione pubblica che riesce a giocare un ruolo nell’Europa della cultura.