Intelligenza artificiale?

Soluzione 8%

di Simone Facchinetti

Ogni tanto salta fuori la bufala dell’intelligenza artificiale, capace di svelare i segreti del Mondo. Ciclicamente la tecnica cerca di prendersi la rivincita sull’arte, e va bene, l’accogliamo a braccia aperte.
Tempo fa un caro amico andava in giro a dire di aver scoperto la macchina delle attribuzioni: inseriva la fotografia nello scanner e lei sputava il nome dell’autore. Qualcuno ci aveva pure creduto, ma era solo una burla.
Molte persone credono ciecamente alle sterminate potenzialità della tecnologia. I conoscitori, al contrario, credono alle sterminate potenzialità dell’uomo.
Qualche giorno fa The Guardian ha pubblicato un articolo bizzarro, intitolato: “È davvero Rubens l’autore del celebre quadro con Sansone e Dalila della National Gallery di Londra? NO, ha detto AI”. AI sta per Artificial Intelligence, da non confondere con Hal, il computer che governava l’astronave di 2001 Odissea nello spazio (sappiamo tutti come sarebbe andata a finire: “I’m sorry Dave…”).


“È davvero Rubens l’autore del celebre quadro con Sansone e Dalila della National Gallery di Londra? NO, ha detto AI”


Carina Popovici – la studiosa che governa la macchina – ha dichiarato che: “l’algoritmo ha restituito una probabilità del 91% che l’opera d’arte non sia di Rubens”. Per l’esattezza il 91,78%. Pare che la macchina abbia addirittura confrontato il dipinto incriminato con 148 opere sicuramente di Rubens (ma chi le ha certificate? Ancora la macchina? Boh). Carina Popovici ha confessato che è rimasta scioccata: “Abbiamo ripetuto l’esperimento per essere davvero certi di non sbagliare ma il risultato era sempre lo stesso”.
Gli amici inglesi hanno poi calcolato il potenziale danno economico per il museo britannico (prima dovrebbero preoccuparsi di far rifornimento di benzina): “Nel 1985 è stato pagato 2,5 milioni di sterline, l’equivalente odierno di 6,6 milioni”. È un’equivalenza approssimativa, diciamo vicina al 91,78%.
Un portavoce della National Gallery, interrogato sui fatti, ha dichiarato: “Aspettiamo che la ricerca sia pubblicata al fine di valutare la scientificità dei dati”.
Morelli, Berenson, Longhi e Zeri avrebbero riso di gusto di fronte a questo teatrino. Loro facevano le attribuzioni anche a partire da un solo piccolo dettaglio. Trovavano la soluzione con l’8 %.