Perché mai a Francoforte la mostra su Guido Reni? chiesero alcuni amici. (Guido Reni The Divine. Francoforte sul Meno, Städelsches Kunstinstitut und Städtische Galerie, fino al 5 marzo). «Dovete sapere – feci col tono più serio che potessi – che un bel giorno Guido venne chiamato dal vescovo principe di Francoforte. Gli chiese una pala d’altare per la cappella del suo palazzo ma voleva che il pittore l’eseguisse sotto i suoi occhi. Accampando scuse di ogni genere, Guido rimandò per anni il viaggio, ma quando capì che il repertorio era finito, si risolse a partire. Soggiornò sulle rive del Meno per oltre sei mesi senza, tuttavia, portare a termine il lavoro per un sopraggiunto attacco di gotta.
"…ci sono un monocromo ed un paio di disegni di collezione privata che col “Divino” c’entrano come i cavoli (anzi, i crauti) a merenda e non poca è la confusione sulle datazioni. Però, il raggruppamento sotto un unico tetto di tante opere magnifiche e alcune rare a vedersi rende l’occasione ghiotta".
In compenso, completò il modello della pala e tenne un diario di quel viaggio che si conserva nell’archivio della città. Questo spiega la ragione della mostra», conclusi. Penso che mi ascoltarono solo per rispetto, perché le balle, per quanto ben raccontate, si sciolgono sempre alla luce del sole. In questo caso la luce è quella dei faretti; quanto basta, però, a far saltare all’occhio più di un difetto. Ad esempio, ci sono un monocromo ed un paio di disegni di collezione privata che col “Divino” c’entrano come i cavoli (anzi, i crauti) a merenda e non poca è la confusione sulle datazioni. Però, il raggruppamento sotto un unico tetto di tante opere magnifiche (specie le sue ultime, lasciate incompiute) e alcune rare a vedersi rende l’occasione ghiotta. E tenendo a mente che, come Guido sapeva, la perfezione non è di questo mondo, la mostra vale il viaggio. Ma non fate come Guido…