Nel mese di febbraio Mario Bellini, emerito antiquario fiorentino, è venuto a mancare. Secondo le Sue volontà le esequie sono avvenute in forma riservata, in modo totalmente opposto a quello che era stato il Suo splendido modo di vivere. Di fatti assieme al fratello Giuseppe, a partire dagli anni '50 del Novecento, era stato l'animatore del mercato antiquario italiano e non solo. Era figlio di Luigi, antiquario anch'egli, il quale nel secondo dopo guerra si era affermato fra i maggiori antiquari operanti in Italia nella prestigiosa galleria di Lungarno Soderini già operante dall'inizio del secolo e dove erano passati i maggiori collezionisti e direttori di musei di tutto il mondo. Le opere trattate erano ovviamente legate alla cultura e alla tradizione dell'antiquariato che si era affermato a Firenze e nel mondo nell'ultimo scorcio dell'Ottocento con Stefano Bardini e Elia Volpi. In questa scia, la famiglia Bellini operava e, novità per l'epoca, fin dagli anni '30, nella loro galleria veniva presentata l'opera di artisti allora contemporanei come per esempio De Chirico a loro risale l'invenzione del giornale degli antiquari la "Gazzetta Antiquaria". I Bellini furono gli ispiratori e i promotori della ricostruzione com'era dov'era del ponte Santa Trinità costruito dall'Ammannati, distrutto dai nazisti in ritirata nel 1944. In questo tessuto culturale Mario e il fratello Giuseppe concepirono un evento che ha segnato la storia dell'antiquariato del mondo: la Mostra Biennale Internazionale di Palazzo Strozzi, proiettando il mercato dell'arte italiana in un contesto in cui i mercanti di tutti i paesi convenivano a Firenze che riassunse il ruolo di centro dell'antiquariato. Per quanto poi ci riguarda egli, con un esiguo numero di antiquari italiani, costituì, in concomitanza con la prima Biennale del 1959, la Associazione Antiquari d'Italia rendendo di fatto inscindibile l'Associazione con la Mostra di Palazzo Strozzi. Da essa come sappiamo, presero esempio altre prestigiose mostre internazionali ma Firenze rimase il modello a cui ispirarsi e alla quale si faceva riferimento per stabilire date di attuazione che non le fossero di intralcio. La vivacità e la capacità di relazione di Mario e del fratello Giuseppe legati a doppio filo nella ideazione e nella esecuzione di novità tali da rendere la mostra sempre molto appetibile sia per i partecipanti che per i frequentatori, fossero essi collezionisti o semplici visitatori, era proverbiale come erano proverbiali le cene fatte nella mitica villa di Marignole residenza dei Bellini. Le prime Biennali infatti sono passate alla storia di Firenze per la presenza, durante il periodo, del fior fiore del jet set internazionale, ogni sera la città scopriva eventi ed intrattenimenti che per un mese intero animavano Firenze. Gli alberghi, i ristoranti, le librerie d'arte, gli istituti culturali, i grandi negozi, che allora rappresentavano un unicum irripetibile, rendevano attuale quella tradizione che giungeva pari pari dall'Ottocento, quando la città era frequentata da una società cosmopolita con gli "anglobeceri" residenti nelle più belle ville delle colline fiorentine. Nell'archivio fotografico della Biennale appaiono i visitatori di quelle Biennali, dai regnanti dei paesi nordeuropei alle attrici, le più famose, con gli scrittori, i politici con in testa il Presidente della Repubblica che oltre ad accordare il Patrocinio alla Biennale non mancava durante il mese di fare una visita a Firenze per visitare la Mostra. L'inaugurazione era normalmente riservata al Presidente del Consiglio tanto per capire il rilievo che l'iniziativa promossa da Giuseppe e Mario Bellini aveva nella cultura e nella società internazionale. Anche la struttura del Comitato della Biennale fu un'intuizione intelligente e vincente, difatti essa coinvolgeva le istituzioni della città che contribuivano con i mezzi appropriati al sostentamento di questo avvenimento, l'unico che resiste dopo cinquant'anni con la stessa immutata verve. Il Comune di Firenze, con il Sindaco Presidente della mostra, la Camera di Commercio, la Cassa di Risparmio e l'Azienda Autonoma per il Turismo, furono chiamati a comporre questo organismo di tutela e di promozione. Segno ulteriore della vitalità e dell'attaccamento che Mario Bellini aveva per il Suo lavoro e per la Sua città, lo dimostrò in occasione della Biennale di Piazza Ognissanti del 2004, riservata agli antiquari fiorentini: ebbene nonostante i novant'anni compiuti,non solo volle partecipare presentando opere della sua galleria, ma per tutta la durata della manifestazione fu presente, in compagnia del figlio Luigi che continua la tradizione familiare. Così fu l'uomo e così fu l'antiquario ma noi, pur nella riservatezza della cerimonia funebre, non possiamo fare a meno di notare che, mentre il mondo dell'antiquariato, della Biennale e della Associazione, ha trovato il modo di ricordarlo, la città che tanto gli doveva, Firenze, non ha trovato la maniera di testimoniare un briciolo di gratitudine. Non sappiamo se l'Amministrazione comunale abbia mai pensato di tributargli quella riconoscenza che si palesa con atti e simboli ufficiali. Se non lo ha fatto ha perduto una rara occasione di premiare un cittadino davvero speciale.
Mario Bellini antiquario emerito
E' mancato a Firenze nel mese di febbraio il fondatore dell' Associazione della Biennale di Firenze