I buoni risultati della recente mostra di Maastricht ci inducono ad una riflessione riguardo alla prossima mostra di ottobre della Biennale di Palazzo Corsini.
Essa cade in un momento molto difficile per l'economia in generale, pertanto anche il mercato dell'antiquariato presenta problemi che al momento ci paiono di una certa gravità.
Non staremo qui a fare l'analisi delle cause, che conosciamo fin troppo bene, nei minimi particolari e delle quali ci siamo più volte occupati negli ultimi tempi, proprio perché, molto spesso, sembra essere venuta meno la volontà di risolverli da parte dei responsabili.
E' pur vero che la difficile situazione nazionale ha posto rinvii ed attese che tuttavia si sono prolungate oltre il sopportabile.
Ci avviamo, lo speriamo, verso una stagione politica dei fatti, perché di un' azione vigorosa e riformatrice ha bisogno il nostro paese, sperando che la stabilità e la serenità di un governo fattivo
possa anche determinare una ripresa dei consumi, fin'ora rallentata e compressa a causa delle necessarie e dolorose misure di austerity.
Purtroppo è un vecchio ritornello in tutti i telegiornali di qualsivoglia rete nazionale o locale, quando si indulge al toto ministro non si fa mai presente l'esistenza del Ministero dei Beni Culturali:
è un indice spiacevole, nella dinamica dell'informazione, che manchi totalmente il richiamo a quella che invece dovrebbe e potrebbe essere una delle industrie primarie del nostro paese. Mai come in questa occasione si offre l'opportunità di avere un ministro che possa avere autorevolezza e soprattutto cultura per dirigere un ministero così vitale per l'economia nazionale che potrebbe essere fonte di ricchezza e di occupazione, perché con la valorizzazione del patrimonio artistico i tanti giovani storici dell'arte e i tanti giovani restauratori vi troverebbero un impiego certo per il loro futuro.
Il problema è che di queste cose si parla spesso, si propongono eventuali soluzioni, ma di fatto poi la classe politica non riesce a far confluire in legge le aspirazioni di coloro che ambirebbero a vedere l'Italia primeggiare nel ruolo che più le compete nel mondo intero.Talvolta, inoltre, una grossa fetta di responsabilità ricade anche su una burocrazia pachidermica capace di paralizzare anche le iniziative più semplici. Forse la più urgente delle riforme sarebbe proprio quella di intervenire in queste strutture, i cui danni i cittadini sono costretti a subire ogni giorno, se no, questa area nuova, che sembra muovere la politica italiana, sarà un venticello passeggero che smetterà di soffiare appena si saranno spenti gli umori più vivaci. Ricordiamo che nel passato siamo stati colpiti da episodi catastrofici che hanno colpito prima Firenze con l'alluvione del 1966 dalla quale la Biennale dell'Antiquariato di Palazzo Strozzi sembrava di non riprendersi; invece si dimostrò che le capacità di reazioni degli antiquari, rimasti sommersi nel fango e nella nafta, era superiore alla stessa violenza che si era abbattuta su di loro.Neppure la grave crisi succeduta alla guerra del Golfo riuscì ad impedire lo svolgersi della Biennale dell'Antiquariato, così come neppure il gravissimo attacco alle torri gemelle di New York del 11 settembre del 2001 che coincise invece con la prima edizione del nuovo allestimento di Pizzi a Palazzo Corsini, rivelando come la dinamicità e la voglia di affermazione degli antiquari avesse trovato conforto nel successo tanto fortemente sperato, ma all'inizio della manifestazione accompagnato da naturali incertezze legate, appunto, alla straordinaria drammaticità dell'evento.
Certo è che la crisi attuale è, per la sua durata e la sua intensità, di una gravità assai preoccupante, ma noi abbiamo la convinta speranza che anche questa volta gli antiquari sapranno e vorranno far fronte a questo impegno, che seppur si presenti gravoso, ha tuttavia in sé la possibilità di rappresentare un momento di forte ripresa. Bisognerà, però, che oltre all'entusiasmo degli antiquari e alla loro fortissima volontà di riuscita, i meccanismi che nei tempi recenti, hanno consentito alla Biennale dell'Antiquariato di Firenze di svolgere un ruolo mercantile adeguato alle necessita internazionali ,abbia a ripetersi per favorire anche questa volta un successo che risulta necessario, non solo per la nostra categoria in generale, ma anche e soprattutto per l'intero mondo culturale ed economico che intorno ad essa ruota. Sappiamo inoltre, che la clientela di Palazzo Corsini, sia essa nazionale o internazionale, di collezionismo, sia esso eccelso oppure soltanto appassionato, non mancherà di partecipare all'evento; ne siamo certi, perché in tutti questi sessanta anni, la biennale ha saputo dimostrarsi come la più grande vetrina dell'antiquariato italiano nel mondo:
l' indiscussa qualità delle opere d'arte e degli oggetti presentati è una garanzia per qualunque tipo di acquirente, inoltre l'attenzione alle attribuzioni, allo stato di conservazione e alla più accurata documentazione, fornisce alla clientela la possibilità di compiere i propri acquisti in assoluta tranquillità. Ce necessita soltanto la certezza, come nel passato, che l'accanimento burocratico formale non prevalga sul buon senso che ha caratterizzato e reso possibile lo snellimento, pur nell'ambito di una rigorosa tutela delle operazioni burocratiche.
Le sorprese della biennale
Alluvioni, guerre e crisi economiche non hanno bloccato la mostra fiorentina