La specificità della professione di Antiquario si manifesta anche nel campo più generale del commercio artistico, perché l'oggetto della compravendita è un manufatto non producibile ulteriormente se non a scapito di quella caratteristica necessaria che è l'autenticità. Il prodotto artistico di un artista vivente, infatti, può essere riprodotto, con varianti o meno, ma conserva la medesima valenza testimoniata dalla creatività e dall'esistenza del medesimo artefice. In ogni epoca ha valso questo principio, anche se è chiaro che ciascuno parla del proprio presente. L'Antiquario dunque opera in modo assolutamente atipico rispetto agli altri commerci dove il valore della "merce", è in qualche modo compatibile ai costi delle materie prime, del rapporto tempo/costo lavoro, del costo del denaro e di tutte le altre variabili definite nel sistema economico. L'attività di un Antiquario è in pratica "antieconomica", nel senso che la preoccupazione prima dell'Antiquario è la ricerca, la scoperta e il possesso di ciò che ritiene comunque esaltante: solo in un secondo tempo affiorano le preoccupazioni di ordine finanziario ecc. Ci sono anche professionisti noti e reputati che assoldano critici e storici costituendo vere e proprie imprese, ma il rischio è che l'organizzazione generi imposizioni coatte che, in successive verifiche, possono seriamente danneggiare il Mercato. Lo strumento della divulgazione pubblicitaria ante-verifica di importanti scoperte attributive desta sempre una agghiacciante inquietudine, la stessa che ci coglie quando una certa politica diffonde notizie apparentemente rivolte in una direzione, ma in realtà indirizzate ad obbiettivi spesso occulti o perlomeno diversi da quelli apparenti. E' evidente che la preoccupazione di una associazione come l'Associazione Antiquari d'Italia, libera e quindi di appartenenza non obbligatoria, sia quella di determinare, per i propri associati, comportamenti deontologicamente ineccepibili perché il Mercato ha bisogno, specialmente quando le difficoltà generali rendono tutti più fragili, di mostrarsi affidabile e sicuro. La verità attributiva, la correttezza professionale verso la clientela sono, oltre a doveri primari di un antiquario, elementi fondamentali di un Mercato sano e quindi duraturo, una sorta di indispensabile investimento per la continuità di un interesse collezionistico delicato che, tuttavia, sa riconoscere e premiare la professionalità. E ben vero che non solo gli Antiquari hanno questi doveri: si lamentano da più parti comportamenti di certe ben note Case d'Asta che si sostituiscono, insinuandosi con sfrontata pesantezza, ai mercanti e vanno ben oltre i limiti di una attività di intermediazione già di per sé assai remunerativa, ma soprattutto con ambigue definizioni di provenienza per oggetti notoriamente di Mercato. Se la limpidezza e la verità di comportamenti sono perciò indispensabili per organismi di vasta attività come le Case d'Asta, esse non sono meno necessarie da parte dei singoli ai quali fa obbligo, per di più, l'ulteriore dovere della correttezza e della lealtà reciproca. Molto spesso si sono riscontrate durante le varie Mostre di antiquariato forme di sviamento di certi clienti da stands di colleghi con tecniche più o meno grossolane; e se questo accade coram populo figuriamocì che cosa può accadere nel 'silenzio delle singole botteghe'!. Il richiamo ad una leale concorrenza mercantile prorompe perciò severo, forte e senza tentennamenti; non ci si accorge che la maldicenza crea soltanto clientela disgustata e quindi fuorviata dal Mercato con danno non solo di un singolo ma di tutta la categoria? Del resto la provocatoria proposta del Consiglio dell'Associazione all'assemblea del 10 u.s. di porre nel regolamento della prossima Mostra di Palazzo Venezia il divieto di accompagnare i propri clienti negli stands dei colleghi ha raccolto, salvo qualche contraria osservazione, un sentito applauso generale a significare comunque l'esistenza di un problema che però siamo convinti non potrà risolversi per imposizione ma con la maturazione di una mentalità associativa, o più semplicemente di rispetto delle altrui professionalità. Ove queste creino problematiche al Mercato non devono essere risolte individualmente, ma dai Comitati predisposti all'uopo durante le esposizioni e in ogni controversia dagli organi associativi di tutela. Però se non riusciremo a fare chiarezza in noi stessi mi domando come potremo pretendere dagli altri la correttezza, la trasparenza e una concorrenza che non bari sulle regole del gioco. La credibilità della nostra Associazione sarà perciò affidata alla volontà di non ammettere comportamenti sleali e ciò con la stessa determinazione di Papa Sisto V che, di fronte alla idolatria della gente per un crocifisso ritenuto miracoloso, perché sgorgante sangue, svelò l'imbroglio a colpi d'ascia dicendogli mentre lo distruggeva: "Come Cristo t'adoro, come legno ti spezzo".
La calunnia è un venticello
Lealtà e deontologia: i doveri degli Associati per un corretto Mercato