In memoria di Luigi Anton LauraIn memoria di Luigi Anton Laura

Il teorema Paolucci: mercanti, collezionisti, musei

 La scomparsa di Luigi Anton Laura oltre a commuoverci nel ricordo della figura di Socio storico dell'Associazione e Probiviro di essa, ci riporta ad una considerazione teorizzata da Antonio Paolucci che l'amico Luigi ha interpretato in modo esemplare. Difatti già da tempo Egli aveva destinato al FAI la sua dimora, Villa San Luca a Ospedaletti con la straordinaria raccolta di opere d'arte della sua collezione privata, frutto della grande passione di un antiquario egregio quale era. Si compie cosi il percorso ideale di un'opera d'arte che dal mercato, attraverso l’attività selettiva e appassionata del mercante, il più delle volte finisce nelle pubbliche raccolte, sia direttamente tramite l'antiquario stesso come in questo caso, oppure attraverso collezionisti le cui raccolte l'antiquario ha formato.

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Ho conosciuto Luigi Anton Laura e sua moglie Nera circa due anni fa, rimanendo immediatamente affascinato dalla personalità dei miei ospiti: essi mi apparvero subito non i gelosi custodi di una preziosa collezione, ma quasi una famiglia che in modo del tutto normale conviveva con splendidi arredi e che, allo stesso tempo, era felice di farli ammirare a tutti coloro i quali desiderassero condividere l'emozione di passare qualche ora tra capolavori di ebanisteria, magnifiche porcellane e preziosi argenti ambientati con amore nella casa di Ospedaletti. Anton Luigi Laura aveva appena donato la sua collezione – frutto di una esistenza passata ad acquistare oggetti d'antiquariato, da vendere o da tenere per sé – al FAI, ed era in procinto di pubblicare il racconto della sua appassionante vita, a prefazione del quale mi avrebbe chiesto di scrivere le impressioni ricevute da quella prima e coinvolgente visita. Accettai di buon grado perché mi accorsi subito della statura del mio interlocutore che non si vantava, come spesso accade io questi casi, delle opere acquistate e del loro valore, lasciando invece che fossero loro stesse a parlare al posto suo: le guardava con affetto e, al tempo stesso, scrutava di sottocchio il visitatore per vedere se riconosceva l'epoca o la provenienza di un mobile, se si soffermava ad accarezzare la patina di un'impiallacciatura o se rimaneva ammirato dai virtuosismi del cesello di un argento famoso.
Casa Laura è infatti, come scrissi poi, uno scrigno prezioso realizzato non solo per contenere i raffinati arredi di cui la coppia di proprietari via via si innamorava, ma quasi organizzato per dare concretezza ai loro sogni antiquariali. Gli oggetti a lungo vagheggiati nella mente, sia che provenissero dalle sontuose dimore nobiliari europee, sia che avessero sembianze di divinità orientali, rimandavano a storie diverse, a incontri straordinari e soprattutto agli avventurosi viaggi intrapresi in terre lontane. Nella disposizione degli oggetti non domina nessuna gerarchia, tutto convive con l'armonia che è il riflesso della cordiale ospitalità dei padroni di casa, felici di condividere con i loro ospiti idee ed impressioni ben al di là della mera disquisizione sulla bellezza e rarità delle opere prese in esame. Sono quindi sicuro che, dopo la sua scomparsa, la figura di Anton Luigi Laura continuerà a rivivere sia attraverso i ricordi affettuosi di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, sia soprattutto grazie alla donazione della sua casa ad un'istituzione attenta al nostro patrimonio storico, quale appunto il FAI, che ha ora il compito di tramandarne, insieme alla moglie Nera, la memoria.

Enrico Colle