Il Vetting di Maastricht

Angelo Tartuferi e Charles Avery nuovi membri della Commissione Scientifica

Il mondo dell'antiquariato trova modo di esplicarsi, ormai da decenni, attraverso le Mostre: fin dalla prima importante ed esemplificativa del secondo dopoguerra, tenuta a Firenze nel 1959, c'è stato un proliferare vorticoso e per molti aspetti esagerato di mostre e mostrette locali, che hanno avuto l'effetto di snaturare il concetto più alto e positivo dell'antiquariato: il collezionismo e l'arredamento di qualità. Questo perché molto spesso il "vizio degli organizzatori è stato quello di creare Mostre che, non solo servissero a mostrare i vari aspetti del collezionismo ma soprattutto servissero agli organizzatori stessi per lucrare sulla partecipazione degli espositori, presentando queste esposizioni come le più rappresentative e gli espositori come i più importanti del mercato italiano: mostre di terza o quarta fila che formulano i loro messaggi pubblicitari indicando negli espositori come i migliori antiquari del mondo; il che sarebbe la stessa cosa che presentare un avanspettacolo di provincia come se fosse il meglio delle rappresentazioni della Scala di Milano. La conseguenza è stata però quella di accogliere personaggi di modesta qualità pur di colmare numeri e vuoti, che altrimenti, avrebbero determinato l'insuccesso economico dell'organizzazione. E poi anche il falso concetto "dell'antiquariato per tutti", falso perché improprio e antitetico nel risultato al concetto virtuoso di " tutti all'antiquariato", ha inciso nel fare scadere il livello di partecipazione delle stesse Mostre per esibire oggetti a buon mercato ma di valore assolutamente scarso, creando sazietà e distacco nella clientela più avveduta e preparata. Si è, per anni, preferito optare per la quantità dei partecipanti piuttosto che per la loro qualità.
In tempi recenti però questa condizione di inferiorità delle Mostre, specialmente quelle italiane, ha fatto riflettere gli operatori, ed, anche per il successo di Mostre straniere ( quali quelle organizzate dal Tefaf che sono sì affollate di operatori ma pur sempre selezionati), ha fatto capire la necessità di una diminuzione e di una riqualificazione delle Mostre mercato di antiquariato italiane. Così stiamo assistendo al fenomeno di concentrazione di attività fieristica di qualità: dalla Mostra di Palazzo Venezia a Roma, organizzata in proprio dalla Associazione Antiquari d'Italia, alle nuove edizioni della Biennale dell'Antiquariato a Palazzo Corsini di Firenze, vere e proprie perle, dell'antiquariato italiano la prima e di quello internazionale l'altra.
Per la buona riuscita di una Mostra di grande qualità è dunque necessaria prima di tutto una corretta selezione dei partecipanti perché dalla loro responsabilità e professionalità, scaturisce la impostazione della tendenza del gusto e della qualità; ma ciò trova la migliore e più efficace espressione se, comunque, l'organizzazione accompagna la presentazione degli oggetti, che sono i veri protagonisti del mercato con una altrettanto selezionata e competente Commissione Scientifica, che collabori nella corretta messa a fuoco delle definizioni cronologiche e delle certezze attributive delle opere. Se questo accade sicuramente per Firenze e per Roma anche perché la maggior parte dei Beni artistici esposti sono di invenzione e manifattura italiana e, quindi ampiamente studiati e conosciuti dai nostri specialisti, pubblici e privati, noti altrettanto si poteva dire, fino ad ora, della Mostra di Maastricht. Infatti, anche se una grande quantità delle opere presentate è sempre scuola italiana, c'era tuttavia da lamentare una mancanza di approfondita conoscenza di alcuni aspetti dell'arte italiana, c'era insomma nel caso di assenza di cognizione delle novità attributive o di scarso adeguamento sui più recenti aggiornamenti storici, una sorta di rifiuto ad accettare le documentazioni proposte, per lo più dagli operatori italiani ma anche stranieri, respingendo opere anche straordinarie ma non incomprese per scarsa conoscenza. Ciò ha creato nel passato disagi a non finire ed incomprensioni che originavano dal contrasto tra una fiducia apparente, concessa alle persone, e una sfiducia mal celata verso la capacità e la professionalità di queste. C'è da dire con soddisfazione che da quest'anno fanno parte della Commissione Scientifica per le opere italiane Angelo Tartuferi, per la pittura, e Charles Avery, per la scultura, la competenza e la attualità dei quali è in ogni caso fuori i discussione – lamentiamo purtroppo ancora che le Arti Decorative non abbiano trovato un esperto di pari competenza e questo fatto crea ancora equivoci di cui lamentavamo prima. Noni sta a noi indicare quale potrebbe essere il rappresentante più qualificato in tema di arredo, però gli specialisti in questo campo sono pochissimi ma notissimi e basterebbe avere buona volontà e rispetto della presenza italiana come una presenza seria e prestigiosa. Ci auguriamo pertanto, e ne abbiamo avuto già con la Mostra di quest'anno la prima riprova, che anche per il futuro l'arte italiana abbia la considerazione un pò speciale che merita in una Mostra così internazionale per partecipazione di operatori come quella di Maastricht. Per le Mostre di Firenze e Roma l'impegno è quello di un miglioramento costante per presentare al mondo del collezionismo un antiquariato selezionato e virtuosamente attendibile.