Il trionfo del Bello

Fantasia e impegno per scuotere l’apatia del mercato

Si è conclusa il giorno 5 Ottobre scorso la XXIII Biennale Internazionale dell’Antiquariato che si è svolta dal 26 Settembre a Firenze in Palazzo Corsini sull’Arno di. Dopo un impegno straordinario per la riuscita dell’evento è lecito domandarsi quale sia stato l’esito della manifestazione e formulare un bilancio sotto vari aspetti: quello del risultato concreto mercantile e quello dell’immagine. Riguardo al primo punto possiamo esprimere una prudente soddisfazione che deriva dalla constatazione che gli espositori si sono tutti dichiarati soddisfatti e conoscendo bene il linguaggio dei colleghi è una esplicita ammissione che l’andamento degli affari li ha ampiamente gratificati: ciò in considerazione del fatto che da tempo il mercato internazionale, al di là di certi prezzi record per opere di assoluta rarità, che non costituiscono mai la regola, dava segni di stanchezza e gli indici di bilancio delle maggiori Case d’Asta internazionali ammettevano vistosi cali in ordine del 30/40 % sugli incassi della precedente stagione.
Con queste premesse la Biennale fiorentina apriva i battenti se non nel segno della sfiducia per lo meno in quella di una seria incertezza sull’esito degli affari che potevano essere fatti. Anche gli espositori condividevano queste perplessità e la loro presenza era piuttosto dovuta alla necessità di un appuntamento d’obbligo al quale bisognava essere presenti comunque. Ma fin dal giorno precedente all’inaugurazione ufficiale, quello cioè dedicato ai Direttori dei Musei e ai collezionisti si era creato una clima più disteso e certamente incline ad un ottimismo che è stato poi nei giorni successivi suffragato dai fatti. Per gli espositori è stato motivo di particolare orgoglio veder passare per gli stands Direttori dei Musei, storici prestigiosi, colleghi e decoratori provenienti da ogni angolo del mondo, insieme a personaggi notissimi del mondo del collezionismo internazionale, la cui presenza realmente interessata agli acquisti, ha messo in moto, in una sorta di rapido tam – tam, una imprevedibile situazione che ha sorpreso, contagiato e sollecitato in positivo una quantità di visitatori. La giornata del prologo è stata un’iniziativa che ha ben rappresentato il nuovo corso della Biennale, dando una precisa immagine della Mostra al punto che colleghi antiquari, i quali espongono abitualmente a Maastricht, invitati a visitare la Biennale fiorentina, hanno nei giorni immediatamente successivi all’inaugurazione accolto, taluni per la prima volta, l’invito a visitare la Mostra portando così un contributo non indifferente alla internazionalizzazione dell’evento che si manifesta, oltre che per la presenza di prestigiosi espositori stranieri, anche per la fama di Firenze da sempre cosmopolita e per altre due ragioni. La prima è la concessione da parte del Ministero delle licenze di esportazione (quest’anno le richieste erano quadruplicate rispetto alla precedente edizione con un accoglimento immediato da parte della Direzione dei Beni Culturali di oltre il 90% delle richieste); infine per una campagna stampa veramente internazionale, affidata di nuovo a uffici stampa specializzati nella comunicazione artistica con sedi a Londra, Parigi, New York e Wiesbaden culminata con l’invitare a Firenze, ospiti della Biennale, giornalisti di prestigiose testate di tutto il mondo. Un avvallo importante per la qualità delle opere esposte e la loro provenienza è stato l’esame preventivo fatto da rappresentanti delle Istituzioni guidati dai Soprintendenti Paolucci e Spinosa con i maggiori specialisti delle singole discipline, oltre ai controlli effettuati dal Comando Fiorentino dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico.
Queste verifiche, comunicate agli organi d’informazione, hanno creato un clima di grande fiducia. Sia chiaro che un’impresa di queste dimensioni, con i costi contenuti per gli espositori, può essere realizzata soltanto con il contributo di Enti Pubblici che sono coscienti che il fenomeno “Biennale”, che si svolge a Firenze, è il solo avvenimento del Mercato dell’arte in stretta concorrenza con Maastricht, ma comunque con il primato della più bella Mostra di arte italiana che si svolge nel mondo ed è un fattore formidabile di traino sia a livello di turismo di qualità che per l’immagine della città. Non a caso il Presidente della Mostra è il primo cittadino di Firenze, Leonardo Dominici, mentre Luca Mantellassi Presidente della cittadina Camera di Commercio e Alberto Carmi Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze sono i sensibili e munifici sostenitori dell’iniziativa, senza dimenticare Luigi Koelliker, collezionista milanese, che per puro amore verso le attività artistiche, elargisce un cospicuo contributo. E’ così che la Mostra gode la possibilità di migliorarsi, affidando ancora una volta a Pier Luigi Pizzi l’ampliamento degli spazi espositivi; di formulare una inaugurazione affollatissima, volta all’ottenimento di fondi per un restauro prestigioso come la pulitura delle oltre venti sculture dello scalone di Palazzo Pitti nel Quinto centenario della fondazione; di un’asta benefica con oggetti generosamente messi a disposizione dagli espositori e soprattutto della Mostra Collaterale nel Salone dell’Alcova dello stesso Palazzo Corsini delle “Sculture del Marchese Ginori”, Mostra che attorno alla Pietà Corsini ha riunito una ventina di straordinari prodotti della celebre manifattura di Doccia, la maggior parte inediti o da molto tempo non più visti. Insomma una preziosità che ben si è integrata con la magnificenza della Biennale. Ulteriore segno sia del cambiar dei tempi che delle relazioni di fiducia tra le Istituzioni e il Mercato dell’arte attraverso l’Associazione Antiquari d’Italia ci viene offerto dalla piccola ma raffinata esposizione di alcune opere provenienti dai lasciti dell’antiquario Stefano Bardini, ora di proprietà pubblica presenti in Mostra grazie a Mario Scalini responsabile dell’acquisizione.