Con quelle facce un po’ così…

Il Grand Tour si è fermato a Firenze

Si è conclusa la XXVII edizione della Biennale dell'Antiquariato, per la prima volta, che io ricordi, si è chiusa senza polemiche. Nel brindisi finale, nella galleria al piano terra, gli antiquari che brindavano avevano solo parole di piena soddisfazione e per una volta tanto, anche complimentosi. E non è cosa da poco se si pensa alle ansie, alle trepidazioni che ci avevano accompagnato dall'inizio dell'anno fino ai giorni dell'inaugurazione. La speranza, che era il terzo aggettivo utilizzato per il titolo dell'articolo del mese di settembre del Giornale dell'Arte, la speranza, dicevo, ha finito per trionfare. L'alchimia e il mistero che hanno accompagnato questo straordinario successo, è difficile razionalmente da spiegare. Di certo i visitatori che varcavano le soglie di Palazzo Corsini si immergevano in una realtà completamente diversa da quanto avevano lasciato alle spalle. C'era ottimismo, c'era la bellezza offerta ai livelli più alti, opere rare, opere bizzarre e anche introvabili per i collezionisti più esigenti. Le stanze di Pizzi sono belle, gli antiquari hanno fatto bene il loro lavoro e il risultato è un'aria di serenità trainante al punto di contaminare anche i più timorosi dei tempi che ci stanno attendendo. L'opera d'arte all'interno del Palazzo riprendeva il suo ruolo di oggetto raro da gustarne il possesso e la bellezza, in cambio di carte dai valori virtuali che ogni giorno nelle quotazioni e nei listini internazionali perdono di consistenza e di valore. Non posso fare altro che registrare queste situazioni che come dicevo, sono di difficile decifrazione se si tiene conto che gli antiquari sono arrivati alla Biennale con mesi di difficoltà, con preoccupanti bilanci dei propri conti, con la chiusura anche sul campo internazionale di centinaia di botteghe che solo qualche anno fa prosperavano. La crisi implacabile si è abbattuta sui mercanti del Bello e si può dire che il miracolo accaduto a Palazzo Corsini riaccende nel vivo la speranza di chi non si è arreso di fronte ai drammatici eventi. Sono stati premiati gli antiquari di Palazzo Corsini, non c'è dubbio, e se lo meritano ampiamente. Tornando a casa, tornando all'abituale attività ritroveremo forse ritmi lenti, lentissimi, scoraggianti, ma l'eco di quanto è avvenuto nel mese di ottobre nelle sale di Palazzo Corsini sull'Arno, mi auguro, possa continuare a restituire alla nostra attività quella consistenza operativa che avevamo perso. D'altronde è nel DNA dell'antiquario che quando conclude una vendita, immediatamente seguendo una forza incontrollabile, inizia una frenetica ricerca per acquistare. E' come se una macchina arrugginita riprendesse a funzionare perfettamente oleata. Nei giorni dell'euforia massima a Palazzo Corsini ci sono stati molti scambi tra colleghi a conferma di quanto sto dicendo.
Non da poco a questo successo hanno contribuito tutte le attività collaterali, dai premi alle serate in case esclusive, all'invito a Palazzo Vecchio, al Sindaco Matteo Renzi che inaugura la Biennale con la fascia tricolore, con i visitatori anche stranieri che lo accolgono con felicitazioni, gli ospiti di Bona Frescobaldi che sembravano evocare certi ritratti che Batoni dedicava ai viaggiatori del Grand Tour, con volti e comportamenti inimitabili. Quel tipo di società colta e internazionale passeggiava per i corridoi del Palazzo che fu di Clemente XII. Un'aria di classe discreta e poco esibita girava nell'aria e inevitabilmente restavano contagiati anche gli espositori, anche quelli che si spostano nel mese di marzo nei capannoni fieristici di Maastricht. Nel giovedì della seconda settimana Rossini e Mozart hanno accompagnato i fuochi che dall'Arno salivano verso il cielo; un brivido di commozione ci è stato regalato dalle note dell'Inno di Mameli con il fiume che si accendeva del tricolore. Così la Biennale ha ricordato i centocinquanta anni dell'Unità d'Italia.
Questa è la magia della Biennale di Firenze che, è bene ripeterlo, è la più importante mostra al mondo di arte italiana e l'arte italiana è pur sempre quella che ha indicato nel tempo i livelli più alti della creatività umana. Cos'altro aggiungere? Mi sembra che difficilmente si possa trovare qualcos'altro da dire. Si una cosa importante bisogna ripeterla. La Biennale è internazionale non solo per la presenza dei visitatori cosmopoliti e dei colleghi stranieri, ma anche e soprattutto perchè il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza fiorentina dotano la Biennale di un privilegio di straordinaria importanza, quello cioè di consegnare all'inaugurazione della mostra gli Attestati di Libera Circolazione che gli antiquari avevano richiesto. Con alcuni pareri, è ovvio, sospesi per un maggiore approfondimento.
Non a caso alla Biennale fiorentina viene concessa questa opportunità; la lunga storia della Mostra porta con se solo aspetti positivi, le occasioni offerte al mondo degli studi dalle opere inedite esposte è sicuramente un elemento che è stato valutato. L'attenzione verso la tutela e la conservazione e l'attento lavoro di analisi delle opere, che spesso si conclude con la pubblicazione di cataloghi o con schede scritte da grandi specialisti. In questa ultima edizione appena trascorsa, gli espositori hanno edito per la circostanza oltre venti pubblicazioni, dato questo che sta ad indicare la cura posta dagli antiquari per la definizione scientifica delle opere che presentano. Questi fatti danno alla Mostra fiorentina un primato che l'accompagna da oltre cinquanta anni.