Godere dei mali altrui non è una bella cosa anche perché il mondo dell'arte, sia pure nelle varie sfaccettature nelle quali si presenta, ha la matrice comune di un collezionismo che molto spesso non è settoriale ma è allargato alle varie epoche e alle varie tipologie. Quindi accogliamo con preoccupazione la caduta verticale dei prezzi dell'atre contemporanea: quella che taluni paventavano come una grossa bolla speculativa pare mostrare così tante difficoltà da sembrar dare ragione ai critici. Come sempre naturalmente, improvvise e violente speculazioni recano con sé i germi di una dissoluzione altrettanto violenta. Siamo comunque certi che il mercato dell'arte contemporanea così come quello dell'arte moderna è alla lunga un mercato in crescita che ha soltanto bisogno di consolidarsi senza i detestabili affanni speculativi degli avventurieri. Per cui il compiacimento che ci deriva dalla formidabile tenuta del mercato dell'arte antica nelle recenti aste dicembrine, dimostra la ragionevolezza delle nostre osservazioni sulla bontà dell'investimento in oggetti ed opere di livello qualitativamente ineccepibile. Come abbiamo più volte ripetuto la qualità non è espressa dalla enormità di un prezzo pagato, ma da quell'insieme di caratteristiche che fanno di un oggetto d'arte un unicum, sia esso di importanza capitale o semplicemente di un'opera apparentemente non eclatante. Il collezionista avveduto sa bene di quale antiquario debba fidarsi, sa bene quali sono le pezze di appoggio scientifiche e di provenienza che corredano un oggetto d'arte. Accade talvolta invece che un collezionista frenetico, che si affida esclusivamente al proprio intuito, senza essere supportato dai pareri e dalle garanzie che normalmente dovrebbero essere il viatico per ogni acquisto, corre gravi rischi: pagare poco non vuol dire necessariamente fare buoni acquisti. Gli acquisti migliori sono sempre gli acquisti di qualità qualunque sia il prezzo pagato. Né dobbiamo dimenticarci che i protagonisti del mercato dell'arte nelle grandi aste internazionali sono per lo più mercanti che investono nella qualità somme ingenti le quali producono talvolta risultati sensazionali. Quindi se i professionisti sono presenti sul mercato guardando oltre i problemi che sta attraversando la finanza internazionale, ci sembra che questo sia un comportamento che debba far riflettere quei collezionisti che impauriti dagli avvenimenti stanno assumendo posizioni di attesa. Quanto viene presentato oggi in vendita è frutto di investimenti azionari che hanno necessità di essere smobilitati: non sorprende perciò che in tale specialissima contingenza appaiano sul mercato opere che non venivano offerte da molto tempo per quantità e qualità. Fino alla noia non ci stancheremo di ripetere che l'investimento in oggetti di arte antica è il sicuro approdo di desideri appagati e di tranquillità economiche. Perché l'oggetto d'arte, reso valido da una sicura professionalità non solo mantiene in assoluto un valore indiscutibile, ma nello stesso tempo il senso del possesso di un'opera d'arte è, per chi ha la sensibilità di capirla, una sensazione difficilmente comunicabile, e chi pratica il collezionismo per amore della bellezza sa perfettamente cosa intendiamo dire. Inoltre la certezza che nel tempo questi beni non si impoveriscono è un ulteriore sicurezza che l'opera d'arte sa dare. E' fin troppo facile il paragone con le formidabili variazioni dei prezzi delle materie prime: quale affidabilità può dare all'investitore quanto è accaduto negli ultimi mesi riguardo alle oscillazioni pazzesche del prezzo del petrolio? E quale affidabilità può garantire l'investitore che si affaccia al mercato dell'arte contemporanea senza una cultura di base quando si osservino valutazioni di opere improvvisate le quali in brevissimo tempo salgono vorticosamente per cadere poi con tonfi clamorosi? Nel tempo riscontriamo continuamente conferme, se non crescite, del valore di certe opere di arte antica. Le ultime esposizioni del mercato dell'arte avvenute nell'ultimo scorcio del 2008, parliamo di Palazzo Venezia del Gotha di Parma e del Mint di Milano, hanno dimostrato la sostanziale tenuta del mercato dell'arte antica. Affrontiamo così il nuovo anno con la segreta speranza che la situazione generale possa essere migliore di quanto non abbiamo passato negli ultimi mesi di questo 2008, spaventati come siamo da giornali, da telegiornali e da opinionisti che presentato situazioni cupe e preoccupanti più di quanto forse non siano. Vogliamo augurarci che nell'anno del suo cinquantenario la Biennale di Palazzo Corsini sappia presentare stimoli talmente irresistibili da costituire il punto di svolta, una sorta cioè di ritorno alla normalità.
2008: Cronache antiquarie
Palazzo Corsini: la mostra della svolta?