Ti guarda con gli occhi sgranati e sembra quasi che quelle labbra carnose trattengano un sorriso. In effetti, a sapere come stanno le cose, ci sarebbe da sorridere. Perché chi guarda – anzi, ci guarda, per meglio dire – non è Zorzo da Castelfranco ossia Giorgione bensì Canova, lo scultore.
Già, perché oltre a tenere in mano lo scalpello questo voleva far vedere quanto fosse bravo anche coi pennelli, e così si ingegnò a fare un falso autoritratto ‘giorgioniano’ che a suo tempo ingannò molti. Ma non Francesca Antonacci, che, con Damiano Lapiccirella (col quale cammina da qualche anno, nel lavoro come anche nella vita) lo ha scoperto e svelato.
Perché buon sangue non mente, come si usa dire, e Francesca è pur sempre figlia di Giuseppe, a sua volta erede di quell’Emanuele Efrati che aprì la sua prima bottega in via del Babuino a Roma nel 1916. Sotto il suo naso ha visto passare di tutto, come usava una volta, da mobili europei, a porcellane, fondi oro, argenti romani, sculture antiche e moderne, con pezzi di Henry Moore e Adolfo Wildt.
Così, dopo aver studiato storia dell’arte sotto l’ala di Briganti (e non dimentichiamo che pure Giuliano era figlio d’un antiquario: Aldo), aver visto come girava il mondo chez Bernard Steinitz a Parigi, ‘superati gli esami’, si è messa in proprio. Oggi divide con Damiano una galleria in uno dei cortili più incantevoli di Roma, dove potreste trovare fogli di Vincenzo Camuccini e paesaggi della Campagna Romana di suo figlio Giovanni Battista, un marmo di Bienaimè o un modelletto di Giordano, ma quest’ultimo solo se siete più svelti degli Uffizi.