Esiste un luogo, nel cuore di Bologna, al riparo dalla mediocrità e dalla banalità dilagante per la Penisola: l’antico, splendido, complesso monumentale di Santa Cristina, già monastero di monache camaldolesi. Dopo la soppressione dell’ordine i vasti spazi furono trasformati in caserma e, a seguito di un complesso restauro, da una quindicina d’anni hanno qui sede il Dipartimento d’Arti Visive dell’Università e una realtà di grande dinamismo e valore: la Fondazione Federico Zeri. Il grande studioso, scomparso nel 1998 a settantasette anni, lasciò la sua incredibile biblioteca d’arte e la fototeca all’Università. La Fondazione che ne porta il nome è costantemente impegnata nel lavoro di tutela di questo vasto patrimonio e nello sviluppo degli studi e delle intuizioni di Federico Zeri.
L’eredità di Zeri è come una pianta che sviluppa sempre nuovi germogli. All’interno del suo strepitoso archivio, tanto più prezioso in una nazione che a tutt’oggi non possiede un inventario completo del proprio patrimonio, Zeri ha lasciato una serie di carpette ordinate e intestate, con circa 500 foto radunate in vista di articoli che non riuscì a portare a termine. Ecco allora l’idea della Fondazione di un volume, composto da ventuno saggi, affidati ad alcuni tra i migliori storici dell’arte che, inserendosi in quel percorso iniziato da Zeri, sviluppino le potenzialità dei suggerimenti dello studioso, aggiornandoli con le novità degli studi più recenti e arrivando a nuove acquisizioni.
Il volume, ricco di un importante corredo fotografico, è a cura di Andrea Bacchi, Daniele Benati, Andrea De Marchi, Aldo Galli e Mauro Natale. E’ stato pubblicato con il sostegno dell’Associazione Antiquari d’Italia , che da anni consente la pubblicazione della collana Nuovi diari di lavoro. E’ molto interessante anche per chi non è troppo addentro alla ricerca storico artistica: il metodo di lavoro dello storico dell’arte è qui dispiegato in tutti i suoi aspetti culturali, personali, quasi privati.
Dal saggio di Daniele Benati:
“In vista di un’asta da tenersi presso la Finarte di Milano, Alessandro Morandotti, che vi svolgeva allora il ruolo di consulente per i dipinti antichi, mi inviò la fotografia di una bella tavola raffigurante la Madonna col Bambino in trono e due angeli, chiedendomi cosa ne pensassi. Se la stessa domanda mi venisse posta oggi, mi limiterei probabilmente a rispondere di non avere in proposito nessuna idea precisa; ma allora, con l’improntitudine propria dei principianti, risposi a stretto giro che quella Madonna mi sembrava della stessa mano di un quadro che conoscevo per aver sfogliato il bel catalogo in due tomi rivestiti di tela color salmone dedicato da Federico Zeri al Walters Art Museum di Baltimora, da poco acquistato su una bancarella”
Viva il magico mondo della storia dell’arte !