Mi aggiro con fare circospetto, quasi passassi per caso, aria svagata e sguardo che accarezza distratto i cornicioni, e tiro un sospiro di sollievo quando verifico che la sala d’aste è deserta. Posso guardarmi attorno senza che nessuno se ne accorga, penso tra me e me. Quando, d’un tratto, da dietro una colonna, appare il Lumina! «Enrico, long time no see [quanto tempo senza vederti]», butto lì con un sorriso. Sorride anche lui, colto, come me, con “le mani nel sacco”, ossia a guardar quadri sperando di non essere disturbato. Perché ogni volta che sono “in missione” per conto di qualche cliente, oltralpe o a casa nostra, prima o poi il Lumina lo incontro [e metto apposta il l’articolo “il” come fanno i lombardi, visto che parliamo di un bergamasco]. È, anzi, tra i pochi dealers di Old Masters che non fa mistero di lavorare con le aste, “in entrata” come “in uscita”; ovvero, che compra e che vende in asta (cosa che molti fanno ma che pochi ammettono, quasi fosse un’onta e non, al contrario, una prova di bravura, in entrambe le direzioni). Direi che, se non sbaglio, è l’ultimo mercante di Bergamo che tratta i dipinti antichi, dopo la stagione epica e gloriosa del “Popi” Lorenzelli e le sue oramai storiche mostre sulla natura morta curate da Alberto Veca. Non sarà un caso, quindi che, quando mi capita di far parte di un vetting, non trovo mai niente da ridire sui dipinti appesi nei suoi stand. «Ma a Modena non ti ho visto», dice dandomi le spalle, mentre esamina una tela. «No, infatti. Ero nel vetting…», gli rispondo senza alzare lo sguardo, mentre sfoglio un album di disegni.
Enrico Lumina
L’ultimo dei bergamaschi
di Marco Riccòmini