Mentre l’amministrazione comunale di Ferrara era distratta a baloccarsi su improbabili (e inquietanti) progetti su Italo Balbo, squadrista e avventuriero ferrarese, un prezioso frammento della secolare storia estense entrava a far parte delle collezioni del Prado. Il grande museo di Madrid si è infatti aggiudicato, attraverso l’acquisto del Ministero della Cultura spagnolo presso una collezione privata, l’importante tela di Dosso Dossi raffigurante Enea tra le arpie (1520 c., 58x167cm). Quasi un milione di euro per una delle dieci opere relative alle storie di Enea che l’artista di corte dipinse per i celebri camerini di Alfonso I d’Este.
"Il grande museo di Madrid si è infatti aggiudicato, attraverso l’acquisto del Ministero della Cultura spagnolo presso una collezione privata, l’importante tela di Dosso Dossi raffigurante Enea tra le arpie"
Il corpo di fabbrica che collegava il Palazzo Ducale al Castello Estense era stato allestito, lungo tutto il primo trentennio del Cinquecento, come una rassegna di meraviglie dipinte e scolpite da grandi artisti che il duca ammirava. Se la sorella Isabella a Mantova si era servita di Mantegna, Perugino, Correggio, ecco qui all’opera Giovanni Bellini e, in mancanza dei desiderati Raffaello e Fra’ Bartolomeo, una maxi commessa all’astro nascente Tiziano. A completare l’insieme le dieci opere di Dosso Dossi, oggi disperse (come il resto della preziosa galleria ducale) tra musei (Ottawa, Washington, Birmingham) e collezioni private: un’interpretazione in chiave morale della vicenda di Enea, assunto tra i fondatori mitici della stirpe estense. La tela da oggi al Prado (che finora non possedeva opere di Dosso) descrive, dopo l’approdo di Enea nelle isole Strofadi, la persecuzione delle Arpie e la profezia di Celeno; raggiunge due celebri capolavori di Tiziano raffiguranti l’Offerta a Venere e gli Andrii, partiti da Ferrara nel 1598 con la devoluzione alla Chiesa e poi donati a Filippo IV di Spagna. Viva il Prado, viva l’Europa. Ferrara dorme.