Tra le cose che (fino ad ora) mi son perso c’è anche una cena da quel cuoco che si dice formidabile del Gomiero. Avete letto bene: cuoco, ossia quello che sta ai fornelli, impana, frigge, manteca e cucina, appunto. Perché il Lessico di Auguste Escoffier è stata la prima “Bibbia” di Diego, così da poter dar una mano ai suoi genitori nel ristorante Da Mario a Montegrotto Terme, fuori Padova. E mi snocciola una lista, anzi, che dico, un vero e proprio menù di commensali che si sono avvicendati ai suoi tavoli, a cominciare dagli scomparsi Ettore Viancini e Franco Maria Ricci («giuro che non li ho avvelenati…») per finire con Giovanni Pratesi, Carlo Orsi, Graziano Gallo, Attilio Codognato e Vittorio Sgarbi (che, per una ragione o per quell’altra, sembrano un po’ tutti personaggi usciti dal torbido film scritto e diretto da Peter Greenaway nel 1989 The Cook, the Thief, His Wife & Her Lover). Personaggi coi quali, invariabilmente, si finiva – tra tarallucci e vino – a parlar d’arte, e non solo di quella della tavola, What else? Comincia così a collezionare, premurandosi di far anzitutto scorta di libri (e non più solo l’Artusi) perché, come gli disse Paolo Rosa (che, nel film di Greenaway, immaginiamo vestire i panni del libraio Michael), altrimenti «come puoi diventare un buon antiquario?». Poi s’innamora della scultura, in particolare quella del Novecento italiano (da Medardo Rosso ad Adolfo Wildt, da Arturo Martini a Marino Marini) e, alla fine, della sua passione (non più quella ai fornelli) ne fa un mestiere aprendo prima nel 2003 una galleria a Padova poi a Milano due anni più tardi.
31 Luglio 2022