So benissimo come si sente il collezionista che va in crisi d’astinenza: inizia a smaniare alla ricerca della sostanza in grado di placarne gli impulsi (una precisa opera d’arte). Solo la medicina giusta è in grado di alleviare un po’ di sofferenza. Una scarica di adrenalina è sempre benvenuta. Quando arriva è come un anticipo di piacere su un godimento più profondo che si perfeziona solo col possesso. Alcuni collezionisti sviluppano delle dipendenze da determinate categorie di oggetti, ma anche di narrazioni: storie che li rituffano in viaggi mentali che hanno già percorso in un punto felice del loro passato.
Il lockdown ha creato non pochi problemi ai soggetti più a rischio. Negozi chiusi, fiere internazionali cancellate, niente di niente. Anche le aste tradizionali erano chiuse e si è iniziato a sperimentare quelle online (una sorta di crack). È come passare da una sostanza artificiale già sperimentata a un mondo parallelo di cui non si conoscono gli effetti collaterali.
Prendiamo il caso dell’asta Sotheby’s Old Masters chiusa lo scorso 7 maggio a Londra. Moltissimo è stato venduto. Segno che in giro c’era una fame, ovvero un’astinenza, fuori dal comune. Non solo: i prezzi sono volati alle stelle. In mezzo a materiali purissimi (come il notevole San Giovanni Battista di Bernardo Zenale) si annidavano sostanze tagliate male, come nel caso della Natura morta con uccelli (vivi e morti) attribuita a Orsola Maddalena Caccia: stimata 10.000-15.000 sterline e aggiudicata a 212.500. Il crack fa male, non solo al portafoglio.