Canova burlone

Un dipinto su tavola, 72 cm x 64, da presentare a un consesso di autorevolissimi…come andò a finire? Lo scoprirete a Castelfranco!

di Leonardo Piccinini

È occasione davvero ghiotta, irripetibile, quella che offre il triangolo Bassano del Grappa – Possagno – Castelfranco Veneto per questo finale di duecentenario canoviano. Se a Bassano ha aperto la grande mostra Io, Canova. Genio europeo (fino al 26 febbraio) e a Possagno, nel quartier generale delle celebrazioni, si proroga all’8 gennaio Canova e il dolore, a Castelfranco Veneto, alla Casa di Giorgione si è recentemente aggiunta La beffa. Canova e Giorgione, storia di un autoritratto (fino al 10 aprile), una vicenda interessantissima (e diciamo pure crudele), una burla ordita da un ricco patrizio con la complicità di un genio. Può ricordare vagamente Volpone di Ben Jonson, la commedia elisabettiana ambientata proprio a Venezia, o qualche trovata di agnellesca memoria…siamo nel 1792 a Roma, il genio è Antonio Canova, già famoso internazionalmente per aver realizzato (tra gli altri) il monumento a Clemente XIV ai Santi Apostoli e quello di Clemente XIII in San Pietro, papa Rezzonico. La famiglia dei suoi potenti mecenati. È proprio il senatore Abbondio Rezzonico (ritratto da Batoni nel meraviglioso dipinto ora in mostra a Bassano) a commissionare a Canova un clamoroso falso. Un autoritratto di Giorgione, il padre della pittura veneta [l’autore della fondamentale pala ancora conservata nel Duomo di Castelfranco, a pochi metri dalla mostra]. Un dipinto su tavola, 72 cm x 64, da presentare a un consesso di autorevolissimi, da Angelika Kauffmann a Gavin Hamilton, a Giovanni Volpato…come andò a finire? Lo scoprirete a Castelfranco!


"La mostra nasce dal ritrovamento dell’opera e dalla sua corretta individuazione, qualche anno fa, da parte di Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella, con la pubblicazione di uno studio di Fernando Mazzocca nel 2018"


La mostra nasce dal ritrovamento dell’opera e dalla sua corretta individuazione, qualche anno fa, da parte di Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella, con la pubblicazione di uno studio di Fernando Mazzocca nel 2018; dopo la presentazione alla Biennale dell’Antiquariato di Firenze, il dipinto è oggi al centro di un percorso in quattro sezioni a cura di Matteo Melchiorre, con la consulenza, oltre che dello stesso Mazzocca, di Moira Mascotto e Antonio Carradore. Tra le opere esposte, in prestito da Possagno e recentemente restaurata, la Venere con fauno, dipinta in quel medesimo 1792 in una posa che Canova ripeterà una decina d’anni dopo per quello che è forse il suo massimo capolavoro, la Paolina della Galleria Borghese.