Roma, Gangemi, 2017. Cm. 24×17, pag. 206, fig. in nero, br.
Questo libro prende le mosse dall'individuazione di un nuovo Autoritratto che Giovanni Baglione (Roma 1569(?) – 1643) dipinse in gioventù e si sviluppa passando in rassegna gli autoritratti e i ritratti attualmente conosciuti dell'artista, per ampliare quindi il discorso sulla sua intera produzione ritrattistica. Attraverso tale indagine, è apparso come non mai evidente che l'incontro-scontro con il Caravaggio ebbe a livello stilistico effetti ancor meno rilevanti di quanto – non di rado per inconfessabili ragioni di mercato – si è oggi generalmente disposti ad ammettere. Essi furono invece non solo marginali e transeunti, ma soprattutto svincolati dal percorso personale di Baglione verso una più fedele restituzione del colore naturale: percorso lungo il quale egli si era incamminato già prima del 1600 e che si svolse in realtà su una linea del tutto indipendente dai fondamenti del naturalismo caravaggesco. A tal fine ne viene ripercorsa la carriera fino al volgere del secolo e in special modo la scarna produzione giovanile da cavalletto pervenutaci, soffermandosi sull'Apparizione dell'angelo a san Giuseppe di Mosca come anche, varcata la soglia del Seicento, sulle due serie di Muse e sui diversi quadri con San Giovanni Battista. Infine, la prassi del Baglione pittore viene posta a confronto con il pensiero del Baglione scrittore, che si è tentato di definire con maggior precisione attraverso una sistematica analisi lessicale delle ricorrenze del termine “naturale” nelle Vite del 1642.
27 Gennaio 2018