Cinisello Balsamo, 2016. Cm. 28×23, pp. 398, tavv. e figg. a col. e in nero n. t., br.
Catalogo della mostra: Forlì, Musei San Domenico, 2016.
Il volume ripercorre l’affascinante rispecchiamento tra critica e arte, tra ricerca storiografica e produzione artistica avvenuto intorno alla figura di Piero della Francesca, nell’arco di più di cinque secoli.
Partendo da alcuni dipinti di Piero e dalle opere dei più grandi artisti del Rinascimento utili a definirne la formazione e poi il ruolo sulla pittura successiva, il volume traccia i termini della fortuna del pittore, dal successivo oblio, fino alla grande riscoperta in età moderna.
Definito da Luca Pacioli “il monarca della pittura”, Piero della Francesca viene studiato nell’ottocento, e il suo fascino assimilato da artisti sperimentali, da Degas ai macchiaioli, dai postimpressionisti a Cézanne.
Ma è nel Novecento che si costruisce il suo mito, anche attraverso gli scritti dei suoi principali interpreti: da Bernard Berenson a Roberto Longhi.
Il costante incremento portato allo studio della sua opera, affascinante quanto misteriosa, e la centralità che gli viene riconosciuta nel panorama del Rinascimento italiano, lo portano a essere preso a modello da pittori che ne apprezzano di volta in volta l'astratto rigore formale e la norma geometrica, o l'incanto di una pittura rarefatta e sospesa. La fortuna novecentesca dell’artista è raccontata confrontando, tra gli altri, gli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi, Sironi con fondamentali artisti stranieri come Balthus e Hopper che hanno consegnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità.
14 Marzo 2016