Linee, lumi et ombre finte. Disegni dei maestri genovesi tra ‘500 e ‘700.

Novi Ligure, 2016. Cm. 22×23, pp. 157, tavv. e ill. a col. e in nero n. t., br. Catalogo della mostra: Novi Ligure, Museo dei Campionissimi, 2016. Sono cinquantasette i fogli qui studiati e selezionati nell’intento di ricostruire gli elementi più significativi e interessanti della storia grafica dei maestri genovesi dal Cinquecento al Settecento. Il […]

Novi Ligure, 2016. Cm. 22×23, pp. 157, tavv. e ill. a col. e in nero n. t., br.

Catalogo della mostra: Novi Ligure, Museo dei Campionissimi, 2016.

Sono cinquantasette i fogli qui studiati e selezionati nell’intento di ricostruire gli elementi più significativi e interessanti della storia grafica dei maestri genovesi dal Cinquecento al Settecento. Il corpus espositivo della mostra si apre proprio con tre fogli di Luca Cambiaso, prosegue con Giovan Battista Paggi, Lazzaro Tavarone, Giovan Battista Castello “il Bergamasco” e Giovan Battista Castello “ il Genovese”, Bernardo Castello, Andrea Ansaldo, Giulio Benso, Giovanni Andrea De Ferrari, Orazio De Ferrari, Sinibaldo Scorza, Domenico Fiasella, Cornelius De Wael, Giò Benedetto Castiglione detto “il Grechetto”, Valerio Castello, Bartolomeo Biscaino, Giovan Battista Merano, Domenico Piola, Anton Maria Piola, Carlo Antonio Tavella, Alessandro Magnasco, Domenico Parodi, Paolo Gerolamo Piola, Lorenzo De Ferrari e si chiude con un disegno di Giovanni Agostino Ratti. L’ordine scelto per la presentazione dei fogli, anticipato da un excursus storico curato da Valentina Frascarolo, è cronologico e si sviluppa in una serie di medaglioni biografici a cura ancora di Frascarolo e di Daniele Sanguineti che inquadrano gli artisti e il corpus grafico in relazione ai fogli esposti. Particolare attenzione è riservata alle tecniche di indagine diagnostica, effettuate con il supporto dello Studio di Antichità e Restauri Gabbantichità di Tortona, che, oltre a rappresentare in questo specifico progetto il trait d’union tra pubblico e privato, ha provveduto con il suo know-how a fornire il “materiale” a Maria Clelia Galassi al fine di indagare i disegni esposti, dimostrando ancora una volta la forza del binomio tra scienza e storia dell’arte.