La fabbrica del Rinascimento. Frédéric Spitzer mercante d’arte e collezionista nell’Europa delle nuove Nazioni.

Bologna, 2014. Cm. 30×21, pp. xi-486, tavv. 8 e figg. 107 in nero n. t., br. Un genio nel suo genere. Come in un’istantanea, Ferdinand Rothschild fotografò con poche parole l’indole di Frédéric Spitzer (1816- 1890), mercante d’arte e collezionista, la cui controversa figura brillò per intraprendenza e audacia nel panorama collezionistico e antiquariale europeo. […]

Bologna, 2014. Cm. 30×21, pp. xi-486, tavv. 8 e figg. 107 in nero n. t., br.

Un genio nel suo genere. Come in un’istantanea, Ferdinand Rothschild fotografò con poche parole l’indole di Frédéric Spitzer (1816- 1890), mercante d’arte e collezionista, la cui controversa figura brillò per intraprendenza e audacia nel panorama collezionistico e antiquariale europeo.
All’indomani della morte, le pagine dei periodici francesi, inglesi e tedeschi si affannarono a presentare frammentarie memorie relative alla sua personalità e alle sue celebri raccolte, spesso venate da toni elegiaci e nostalgici, ovvero critici e ostili. Cronache che si arricchirono notevolmente all’approssimarsi della dispersione della raccolta in quella che fu definita la “plus grande vente du siècle” (1893), ma che tendevano a sovrapporre i fasti dell’epica spitzeriana a un’epidermica descrizione della sua collezione.
Questo studio ha l’ambizione di essere molto di più della semplice biografia di uno dei più celebri personaggi dell’Ottocento. La vicenda personale e professionale di Spitzer viene qui riletta sulla base di documenti inediti nel solco della storia del collezionismo, del gusto, della storia dell’arte e della società della seconda metà del secolo – con particolare riferimento ai “miti” del Medioevo e del Rinascimento – e in quanto momento fondativo delle arti decorative industriali e del design. Condotta in una prospettiva allargata e interdisciplinare, l’indagine costituisce un caso esemplare di studio di una collezione ottocentesca, esplorata attraverso la figura del suo ideatore e degli oggetti d’arte riuniti o “ricomposti” insieme alla loro messinscena all’interno della dimora Spitzer o in occasione di esposizioni temporanee. Al tempo stesso offre una significativa visione del fenomeno collezionistico europeo.