Il capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo.

Roma, 2015. 3 voll. cm. 32×25, pp. 443; 469; 427, cent. di tavv. e ill. a col. e in nero n. t., cart. in cof. fig. I tre volumi offrono una completa panoramica sul “Capriccio architettonico” in pittura, così come s'è sviluppato in Italia nel corso del Sei e Settecento. Il termine. che compare già […]

Roma, 2015. 3 voll. cm. 32×25, pp. 443; 469; 427, cent. di tavv. e ill. a col. e in nero n. t., cart. in cof. fig.

I tre volumi offrono una completa panoramica sul “Capriccio architettonico” in pittura, così come s'è sviluppato in Italia nel corso del Sei e Settecento. Il termine. che compare già nella terminologia critica del XVII secolo, indica una o un insieme di “architetture”, siano essi templi, palazzi, chiese o edifici vari, prevalentemente ispirati, più o meno realisticamente all’antico, quasi sempre animati da figure e spesso in connubio con elementi naturali paesaggistici.  Una composizione in cui la realtà s’intreccia alla fantasia, al fine di generare una suggestione emotiva, oltre a una gratificazione per la ‘giustezza’ prospettica e tridimensionale della “inventiva” rappresentata, direttamente o parzialmente collegata a dati realistici. Intrecciatosi da subito col tema della "veduta", il "capriccio" ha in Italia i suoi due apici emblematici nella pittura di Viviano Codazzi e Gian Paolo Panini. Roma colle sue vestigia architettoniche ed anche scultoree ne costituisce l’epicentro, concreto ed ideale allo stesso tempo, quale fonte delle sue più dirette stimolazioni. Ma naturalmente sono qui prese in eame le regioni  e le città della penisola in cui tali soggetti figurativi ebbero particolare risonanza: la Loombardia, l'Emilia, la Campania e l'area veneta, con figure di assoluto spicco quali: Luca Carlevarijs e Marco Ricci. Al termine di un'ampia introduzione che inquadra storicamente questa particolare tipologia di veduta, il testo prosegue suddiviso in settantuno schede monografiche, all'interno delle quali viene ricostruita, per ciascun artista preso in esame, la sua attività pittorica in relazione alla produzione di "capricci", documentati, caso per caso, da un'amplissima antologia illustrata, e corredati da una succinta didascalia critica. Bibliografia ragionata, in appendice.