Sommacampagna, 2015. Cm. 24×16, pp. xii-541, figg. 169 a col. e in nero n. t., br.
Sebbene sino ad oggi non ancora omaggiato da una monografia, Girolamo Forabosco (-1679) è certamente da ritenersi tra i principali rappresentanti del Seicento Veneto. Sposatosi a cinquantanove anni con una diciottenne, successivamente padre di due figlie, alla sua morte nel 1679 lascia misteriosamente la famiglia, malgrado la fortuna riscossa dal punto di vista lavorativo, in stato di indigenza. Ad un profilo biografico sfuggente e controverso, che delinea una personalità enigmatica, corrisponde di contro una vicenda artistica vivace e ricca di scambi con artisti e committenti locali ed internazionali di altissimo livello, che lo indica come particolarmente attivo all'interno dell'ambiente culturale della Serenissima nel Seicento.
Il presente lavoro, attraverso un'analisi che coniuga la revisione degli studi critici dedicati al pittore sino ad oggi con lo studio delle opere autografe, quelle di incerta od erronea attribuzione e quelle perdute, si propone di ricostruirne la vicenda umana e professionale che gli permise di diventare una delle figure di spicco nell’ambito della ritrattistica, e non solo, nella Repubblica di Venezia. Dallo studio dell'operato del "Pitor per teste de corona", come lo definiva Boschini nel 1660, emerge un Girolamo Forabosco che unisce alla "soavità del penelo", di ascendenza tizianesca, i moderni risultati van dyckiani, strozzeschi e finanche guercineschi, preparando una generazione di artisti alle aperture del secolo successivo. Interprete raffinato di un secolo di mutazioni per Venezia, seppur legato alla cultura figurativa barocca ancorata agli stilemi e al successo riscosso dalla pittura del secolo precedente, appare uno degli artefici più importanti della sensibilità moderna.

14 Settembre 2015