Dopo il 1564. L’eredità di Michelangelo a Roma nel tardo Cinquecento.

Roma, 2016. Cm. 25×17, pp. 262, figg. a col. e in nero n. t., cart. e sovrac. In seguito alla sua morte, avvenuta a Roma il 18 febbtaio 1564, la figura di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), attraversò nella città pontificia un quarantennio di eclissi, avviato dalla pubblicazione del volume di Andrea Gilio Degli errori de' pittori […]

Roma, 2016. Cm. 25×17, pp. 262, figg. a col. e in nero n. t., cart. e sovrac.

In seguito alla sua morte, avvenuta a Roma il 18 febbtaio 1564, la figura di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), attraversò nella città pontificia un quarantennio di eclissi, avviato dalla pubblicazione del volume di Andrea Gilio Degli errori de' pittori (1564), nel quale si contestava l'eterodossia della sua opera. Mentre a Firenze la vita e l'arte dell'artista toscano trovarono da subito solenni celebrazioni e incondizionata ammirazione, a Roma l'autorità del maestro attraversò una fase di particolare declino durante i papati di Gregorio XIII (1572-85) e Sisto V (1585-90), complice anche il mutato clima post-tridentino. Questo volume si propone di ripercorrere il destino dell'eredità di Michelangelo a Roma dopo la sua morte, fino agli inizi del Seicento, attraverso affondi monografici e spaccati trasversali dedicati alla letteratura artistica, alla pittura, alla scultura e alla grafica romana del periodo. Si illuminano così le vicende personali di Giovanni De' Vecchi, Cavalier d'Arpino, Nicolas Cordier, Giacomo del Duca, Camillo Mariani, i fratelli Giovanni e Cherubino Alberti e Antonio Lafréry, che con la loro opera garantirono nella Roma di secondo Cinquecento una sponda di continuità con la tradizione.