Con prohibitione di alienare. Il fedecommesso e la conservazione delle opere d’arte in Italia dal XVII al XIX secolo.

Roma, 2015. Cm. 21×16, pp. 88, ill. 16 a col. e in nero f. t., br. In questo saggio – che si muove sul confine fra diritto e storia dell'arte – si parla di quadri, statue e collezioni, ma si parla anche e soprattutto di persone, di famiglie, del loro potere e del loro desiderio […]

Roma, 2015. Cm. 21×16, pp. 88, ill. 16 a col. e in nero f. t., br.

In questo saggio – che si muove sul confine fra diritto e storia dell'arte – si parla di quadri, statue e collezioni, ma si parla anche e soprattutto di persone, di famiglie, del loro potere e del loro desiderio di essere ricordate nel tempo. Il fedecommesso, che è al centro dell'indagine di questo libro, nel corso del Seicento viene trasformato in un vero e proprio strumento per garantire la conservazione e l'unità delle collezioni d'arte, diventando quindi non più soltanto un istituto meramente testamentario, ma, molto prima che ve ne fosse una vera e propria coscienza, una sorta di mezzo di tutela del bene culturale ante litteram. Le collezioni di opere d'arte che hanno mantenuto la loro integrità grazie a tale istituto, oltre ad aver perpetuato fino a noi il nome e le ambizioni delle famiglie a cui sono legate, ci hanno soprattutto consegnato – salvandole da perdite e dispersioni – le loro opere che non sono più soltanto proprietà di una sola famiglia, ma fanno parte di un patrimonio ormai condiviso da tutti e sul quale pesa l'onere e l'impegno della sua corretta tutela per il futuro.