Fa sempre bene ritornare a Venaria. Il complesso lavoro di restauro dell’antica reggia, salvata dal degrado centenario, e la costituzione di una fondazione pubblico/privata per la sua gestione, poco più di una decina d’anni fa, dimostrano che in Italia le forze istituzionali ed economiche hanno ancora capacità di fare bene, se opportunamente stimolate dalla politica. Chi scrive sogna analogo modello per il recupero e la gestione di un complesso altrettanto importante e articolato, quello di Brera, dove è difficile distinguere tra le responsabilità degli “inquilini” (Pinacoteca e Accademia su tutti): l’erba che cresce selvaggia intorno alla statua di Napoleone, tra ciottoli sconnessi e turisti allo sbando, vista da quest’angolo di Piemonte riempie d’invidia per chi progettò la più grande opera di conservazione di un bene culturale mai realizzata in Europa.
"Chi scrive sogna analogo modello per il recupero e la gestione di un complesso altrettanto importante e articolato, quello di Brera, dove è difficile distinguere tra le responsabilità degli “inquilini”: l’erba che cresce selvaggia intorno alla statua di Napoleone, tra ciottoli sconnessi e turisti allo sbando, vista da quest’angolo di Piemonte riempie d’invidia per chi progettò la più grande opera di conservazione di un bene culturale mai realizzata in Europa."
Nella Citroniera, concepita cent’anni fa dal genio di Juvarra, fino all’1 novembre una mostra imponente, dedicata alla storia del paesaggio in Italia, “dalla pittura romantica all’arte contemporanea” come recita il sottotitolo, realizzata cogliendo l’occasione del riallestimento della sezione della GAM di Torino dedicata all’Ottocento (e speriamo che prima o poi si metta mano anche alla tristezza dell’edificio fine anni ’50, con entrata e scale di notevole obsolescenza). Oltre duecento opere: dalla poesia romantica di Bagetti e De Gubernatis alla luce della campagna romana (Corot, Basiletti), dallo spettacolare Panorama di Torino di Francesco Gamba (1851, di Antonacci Lapiccirella, da poco venduto) all’ipnotico Pellizza da Volpedo acquistato da Pietro Accorsi nel 1930, fino a Balla, Morandi, De Chirico e ai nostri giorni. Da segnalare la libertà pittorica di Alfredo Reis Freire d’Andrade (Lisbona 1839-Genova 1815), presente pure alla piccola mostra Natura e verità alla GAM (fino al 17 ottobre): gli dobbiamo il recupero, piuttosto libero pure quello ma efficace per il nostro immaginario, di tanti edifici medievali da queste parti e in Val d’Aosta. Unico dolore: quant’era più bello il paesaggio italiano prima dell’invenzione della villetta!