A Milano il Grand Tour (al riparo dalle guerre…)

Conversazione con Fernando Mazzocca

di Leonardo Piccinini

Pavlovsk, fuori San Pietroburgo, l’ultima delle residenze imperiali (e forse la più elegante): intorno alla reggia si svolgeva la vita sociale dell’élite zarista, così ben descritta nell’Idiota (povero Dostoevskij, proprio lui, tanto perseguitato in vita, ora pure da morto…). Da qui provengono i fantastici vasi di Valadier, in porfido e bronzo, ospitati presso le Gallerie d’Italia nella mostra Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei, che si avvia a conclusione (fino al 27 marzo). Insieme alle opere dall’Ermitage di San Pietroburgo rischiavano di dover essere restituiti prima del tempo, invece, come ha sottolineato il direttore del museo russo, "i ponti della cultura si fanno saltare in aria per ultimi. Ora è il momento di proteggerli". Dunque tutte le opere rimarranno a Milano fino al termine dell’esposizione, “una mostra – commenta Fernando Mazzocca, che ne è il curatore insieme a Stefano Grandesso e a Francesco Leone – che ha avuto grande successo di critica, anche internazionale, e di pubblico. Sono molto soddisfatto del percorso intrapreso con le Gallerie d’Italia, che hanno garantito in questi anni il prestito di opere d’arte di altissimo livello. In questo caso volevamo affrontare un periodo storico che per la nostra Penisola ha rappresentato un momento di grande decadenza politica e allo stesso tempo di primato indiscusso nell’arte”. Un’opera imperdibile? “Ne dico due: il Mercurio seduto dal Museo Archeologico di Napoli (I sec.), ritrovato nella villa dei Papiri di Ercolano nel 1758, uno dei bronzi meglio conservati dell’antichità. “Di meravigliosa bellezza che in quel carattere non ne vidi una simile a Roma” commentò un commosso Canova. E il grande dipinto di Gérard, Corinna al capo Miseno (1820), popolarissimo durante tutto il corso dell’Ottocento, rappresenta in maniera perfetta il primato dell’Italia quale terra della bellezza e dell’arte, ma anche dell’amore”.