“A house of cards”, un castello di carte. Non siamo nella famosa serie televisiva, ma in uno dei capolavori architettonici di tutti i tempi, la Cappella della Sindone concepita da Guarino Guarini (1667-90) a Torino. Fu David Watkin, uno dei più geniali docenti di Cambridge, da poco scomparso, a definire così l’iperbolico sovrapporsi di archi ribassati della cupola, illusione ottica tra le più riuscite del barocco, nella sua celebre A History of Western Architecture. Gotico, Islam, pagode, ziggurat…si sprecano i riferimenti a cui attinse il matematico Guarini nel suo monumento reliquiario, da molti considerato perduto dopo quel tremendo incendio di vent’anni fa e oggi riportato a nuova vita dopo un restauro chirurgico e spettacolare.
La cava di Frabosa nel cuneese riaperta per sostituire e recuperare i frammenti perduti, quindici colonne, otto lesene, archi, pilastri, trabeazioni. Oggi uno dei sancta sanctorum della cristianità, privato del lenzuolo (σινδών, sindon) che si conserva nella cassaforte del Duomo, entra a far parte del percorso museale dei Musei Reali, guidati con passione e capacità da Enrica Pagella. Il viaggio è d’obbligo, non solo per i cultori del Barocco. Che ritorna protagonista nell’altra grande architettura di fine Seicento, la Venaria Reale. Dove è in corso, fino al 10 marzo, un’interessante omaggio all’eroe mitico per definizione, Ercole. Settanta opere dall’Antichità classica al novecento, in coincidenza con il restauro dell’Hercole Colosso nei giardini della Reggia, che conclude il lungo e paziente recupero della Versailles torinese.