Fino al 5 novembre si può andare “A caccia di farfalle” nella galleria di Carlo Orsi a Milano. Il titolo (ripreso da un fortunato libro di Eugenio Riccomini) fa venire in mente il mondo svagato dei cacciatori di farfalle, come quello – sofisticatissimo – di Vladimir Nabokov. Tutti i cacciatori sanno che la farfalla va cercata ma la fortuna sta nel trovarla. Solo alla sua miracolosa apparizione si potrà dare inizio all’inseguimento che non è detto finisca necessariamente male solo per la farfalla.
Nell’introduzione al catalogo Gian Enzo Sperone racconta lo “Spirito del collezionista”. Sperone, come dice lui stesso, è un privilegiato (come Nabokov?) che ha dedicato molto tempo della sua vita alla “caccia”: con appostamenti e lunghe attese, ma anche sperimentando la felicità di possedere l’oggetto del proprio desiderio. Sperone dice che il suo è il “felice grido di dolore di un collezionista che si agita quando sente l’odore della preda”. In genere il cacciatore semplicemente spara. Il felice grido di dolore è un sentimento ambiguo che prova chi non può liberare i propri freni inibitori (cioè sparare). Quelli che potranno farlo troveranno da Orsi oggetti introvabili, ovvero farfalle straordinariamente rare: Bartolomeo Vivarini, Lorenzo di Credi, Giorgio Gandini del Grano e Pompeo Batoni. Tutte le opere sono illustrate e studiate in un catalogo molto ben curato da Ferdinando Corberi. Sono pezzi che non sfigurerebbero in qualsiasi grande museo italiano. Speriamo che anche lo Stato italiano decida di mettere mano alla pistola.
A caccia di farfalle
Anche con la pistola
di Simone Facchinetti