Una rassegna delle più recenti vendite di opere d’arte a istituzioni museali – all’incirca dell’ultimo biennio – può far venire a galla i risultati (spesso lasciati en abyme) di un lungo lavoro dei membri dell’Associazione Antiquari d’Italia. Al contempo può creare una degna controparte alle ultime, presunte, annuvolate nel mercato dell’arte. Per evitare di annegare nelle pozzanghere, conviene non affidarsi a quello che le proiezioni dei grafici economici – inevitabilmente parziali e incompleti – vorrebbero talvolta annunciare: è in arrivo un’ondata di maltempo, preparate gli ombrelli… E come con i vermi d’acqua dopo le piogge, si moltiplicano gli articoli che invogliano a indossare i giubbotti di salvataggio. Scommetterci a fronte di grafici è un gioco divertente ma non molto lontano dalle vane speranze di chi vorrebbe leggere l’illeggibile: dall’ornitomanzia, dall’aruspicina, dalla chiromanzia. Soprattutto quando si ha a che fare con le capricciose volontà dei collezionisti, tenaci e capaci di sbattere contro le curve dei grafici fino a deviarne l’andamento a testate (mandando il trend al rialzo, si intende). Del resto, spesso in queste analisi ci si dimentica ciò che fonda l’animo del collezionista. Non certo la necessità di fare trading con un quadro, ma la carnale volontà di possederlo. Poi, ammesso e non concesso che i prezzi sarebbero al ribasso, quale momento migliore per portarsi a casa l’El Dorado? Il discorso è ancora più azzeccato per chi compra con ragioni lontane dall’investimento economico in senso stretto: gli enti pubblici. A questo punto, magari guardando anche all’alta qualità che un evento come la Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze costantemente propone, è forse il caso di far partire la musica.
Le danze si aprono con l’ampia casistica di vendita della Galleria Berardi, passando da una tela con Il ciabattino ad opera di Teofilo Patini, acquisita dal Museo Nazionale d’Abruzzo (Aquila) “tramite l’attività di scouting di un funzionario dall’occhio attento e capace di comprendere la rarità di un pezzo”, dunque “rovesciando il processo abituale dove è l’antiquario a proporre le opere ai musei pubblici”, fino a un cristallino dittico di Eugenio Agneni comprato dallo Stato per il Museo di Villa Medicea della Petraia di Firenze. L’opera, bloccata in occasione della richiesta del certificato di esportazione, è stata poi rilevata da un museo pubblico. “Questa circostanza, da un lato ci rende orgogliosi per l’acquisto prestigioso di un museo, mentre dall’altro premia l’antiquario per il lavoro di ricerca di capolavori di autori dimenticati, senza però ‘pesare’ sulle spalle dell’antiquario stesso che a volte si vede notificato un bene incomprensibilmente non acquistato”. O ancora, un capolavoro del divisionismo come i Bagnanti al sole di Ruggero Focardi, esposto al Salon di Parigi nel 1907 e riemerso dopo quasi 120 anni, ora esposto al Museo del Divisionismo (Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona).
Una Danza campestre di Guido Reni appartenuta al cardinale Scipione Borghese è tornata, per merito della Galleria Fondantico, a Villa Borghese. Si tratta di un episodio dei più felici, accompagnato dalla notizia del passaggio al Crocker Art Museum di Sacramento (California) di un bozzetto inedito di Giuseppe Maria Crespi con La Paternità creativa e La Paternità naturale, raro esempio di un doppio studio su un’unica tela, preparatorio per una coppia di quadri del ciclo in San Paolo a Bologna, utile a colmare “un buco nero nella produzione del Crespi”.
Grazie all’ occhio attento di Marco Longari, una rara scultura del XIV secolo ricondotta alla mano di Andriolo De Santi, già proprietà del noto antiquario fiorentino Stefano Bardini come testimonia una fotografia del Kunsthistorisches Institut di Firenze, è ora approdata alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. L’unicità del pezzo è stata prontamente riconosciuta dallo Stato, anche questa volta per mezzo della notifica, fortunatamente seguita da un acquisto coattivo, coccarda che conferma un operato svolto dall’antiquario con i migliori standard qualitativi.
Altomani & Sons mantiene il primato nel mercato delle ceramiche con la recente spedizione oltreoceano di un minuto Cestino di frutta di Giovanni della Robbia a un museo statunitense e il costante impegno nel campo della pittura premiato con la vendita di una grande tavola di Juan de Borgoña al Museo di Capodimonte. Fino a un’eccezionale fusione delle due tecniche con una prova a olio su maiolica a firma di Camilla Guerrieri – figlia d’arte del noto Giovan Francesco, nata in provincia di Pesaro ma presto divenuta artista di riferimento alla corte medicea – per un’Allegoria della pittura in cui la pittrice si è autoritratta nell’atto di immortalare su tela Vittoria della Rovere. Dando ulteriore linfa agli studi sul patrimonio marchigiano e chiudendo l’ultimo pezzo del puzzle, lo stesso Ritratto di Vittoria della Rovere rappresentato in corso d’opera nella piccola maiolica dipinta, passata adesso agli Uffizi, è stato da poco rintracciato ed è ora di proprietà Altomani, che così facendo alimenta la ricerca scientifica su artisti altrimenti dimenticati. Dispiace tuttavia che l’autoritratto abbia abbandonato la galleria pesarese senza che le istituzioni regionali rispondessero all’occasione offerta per aggiudicarsi un pezzo così esemplare per la storia dell’arte locale, “ero anche disposto a fare una donazione se fosse rimasto nel patrimonio della città”. Scarsa prontezza o negligenza, purtroppo “è andata così…”.
La Galleria Caretto Occhinegro, dopo la vendita di una Madonna con Bambino e San Giuseppe del pittore fiammingo Adam van Noort al Museo dei Granduchi di Lituania (Vilnius), ha permesso di riunire la banda tutta italiana di quel Suonatore di Tiorba di Antiveduto Gramatica, solo apparentemente in assolo nelle sale della Galleria Sabauda di Torino. Rivelatosi poi un frammento da appaiare con il Concerto a due figure recentemente venduto dalla galleria allo stesso museo, che ha così riassemblato l’originaria Musica appartenuta al cardinale Francesco Maria del Monte grazie alle ricostruzioni di Gianni Papi. “Come galleria siamo notoriamente specializzati in pittura fiammingo-olandese, ma l’importanza epocale del ritrovamento ci ha spinto a fare una doverosa eccezione, che ha permesso di far approdare il quadro nell’unico posto dove era giusto collocarlo: la Galleria Sabauda, proprio dove si trovava da ‘sempre’ anche la sua più famosa parte mancante. Siamo felici e soddisfatti che, al di là del fisiologico – e in definitiva inconsistente – dibattito sulla correttezza o meno dell’acquisto, alla fine ci sia stata presa di coscienza sulla felicità di un’operazione che sarebbe potuta tranquillamente non avvenire, essendoci stati moltissimi acquirenti stranieri interessati all’opera. In tale senso, pensiamo sia importante sottolineare il ruolo dei galleristi anche come ‘advisor culturali’ chiamati a scegliere e creare la miglior connessione possibile tra specifiche opere e specifiche istituzioni”.
La Galleria Romigioli si fa portavoce di virtuosi esempi di acquisti da parte di privati con finalità espositive pubbliche con la riapparizione del Buon Samaritano di Girolamo da Romano, detto il Romanino, già in collezione di Pietro Toesca e ora in mano alla Fondazione Tassara di Brescia, che ne ha permesso l’esposizione al Mita (Museo del tappeto) nella stessa città. Analogamente si può presentare il caso della scultura quattrocentesca di un paggio di legno policromo anche noto come “Giovinetto Sforza” che “venduto a un collezionista generoso è approdato presso le sale della Pinacoteca Ambrosiana”.
Matteo Lampertico ha permesso a un’elegante scultura di ceramica smaltata di Fausto Melotti di raggiungere le collezioni milanesi della Pinacoteca di Brera. L’opera sarà esposta in Palazzo Citterio a Milano a partire dalla data ormai prossima riapertura del percorso espositivo il 7 dicembre 2024 (con il piccolo spoiler si raccomanda la visita). Anche la Galleria Burzio rimane fedele al decennale impegno nella vendita di opere d’arte a istituzioni pubbliche riuscendo ad attirare l’attenzione dei curatori museali (incontrati a Tefaf) con l’ottimo risultato di ben tre opere recentemente vendute. La fortunata selezione comprende una coppia di raffinatissime zuppiere in argento, con tanto di custodie originali, cedute al Museum of Fine Arts di Houston (Texas), un mobile meccanico a colonna rappresentativo del gusto neoclassico veneziano e dei rari pezzi sopravvissuti di Giuseppe Borsato alla Reitz Foundation di Helsinki in Finlandia; e, ancora, un busto bronzeo in cui Jacques-Edmé Dumont ritrae Maria Luigia d’Asburgo-Lorena, seconda moglie di Napoleone, entrato in possesso del Musée des Beaux-Arts di Ajacco. Rimanendo ad Ajacco, l’entusiasmo evergreen per i Bonaparte ha coinvolto anche il Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts con l’acquisizione di un nuovo busto marmoreo del fratello minore dell’imperatore, Jérôme Bonaparte, opera di François-Joseph Bosio, che ha arricchito la già copiosa raccolta di ritratti dei membri della famiglia grazie al lavoro della Galleria Antonacci Lapiccirella. Come se non bastasse, la stessa galleria ha anche il merito del passaggio del Ritratto di Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone nonché Granduchessa di Toscana, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Non è certo l’unico recente successo: “Siamo orgogliosi di condividere la notizia che il Cincinnati Art Museum ha acquisito il nostro bellissimo Ritratto del pittore Karl Friedrich Lessing, opera di R. J. B. Hübner. L’importanza di questa acquisizione, oltre che per la rarità e l’estrema qualità del dipinto, è dovuta al fatto che il museo possiede oltre 800 disegni realizzati dall’artista qui ritratto, un corposo nucleo di opere che fu proprio uno dei doni fondativi del Museo nel 1882”. Per non parlare dei due capolavori di Giulio Aristide Sartorio al Musée d’Orsay di Parigi: “I due pannelli costituiscono un nostro importante ritrovamento di parti di un grande fregio decorativo realizzato da Giulio Aristide Sartorio in occasione dell’Esposizione Internazionale del Sempione nel 1906. Con lo scopo di celebrare la grande impresa moderna del Traforo del Sempione, il fregio, dipinto en grisaille ad olio su tela, illustrava ‘L’energia dell’Italia classica nel mondo moderno’. Un terzo pannello, Avvenimento d’Arte e di Cultura, 1906-1923, facente parte dello stesso fregio, è attualmente parte della collezione della galleria stessa. È importante sottolineare che è la prima volta che delle opere significative di Giulio Aristide Sartorio vengono acquisite da uno dei più importanti musei internazionali per le opere d’arte create tra il 1848 e il 1914”. Controbattiamo poi alle alle minacce di maltempo di cui sopra con un rassicurante Tramonto estivo dopo la tempesta di Alfred Ekstam, entrato a far parte della raccolta dell’Hig Museum of Art di Atlanta (Georgia) per cui la nuova collocazione “non solo rafforza il valore storico dell’opera, ma ne garantisce anche una visibilità internazionale”.
La Galleria Walter Padovani si conferma una roccaforte del buon gusto con un esemplare ritratto marmoreo di Carlotta Barbolani di Montauto, duchessa di San Clemente, scolpito dallo scultore del “bello naturale”, Lorenzo Bartolini, di recente venduto alle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Dietro al ricercato effetto purista si nasconde un gioco di alto virtuosismo nel delicato pettine con l’arme dei Barbolani di Montauto che regge l’incredibile acconciatura.
Ancora una volta la Galleria Canesso si dimostra capace di esplorare le miniere aurifere degli old masters per estrarne numerose pepite, perfino riportando alla luce novità inaudite. Dopo le notabili vendite dell’Amore castigato di Camillo Mainardi alle Gallerie degli Uffizi, di una spettacolare tela imbandita con Pesche, uva, melone e un vaso di fiori per opera della pittrice parigina Marquise de Grollier al Metropolitan Museum of Art di New York, di un’enorme Nascita della Vergine di Jacopo Palma il Giovane approdata in Francia tramite il contributo degli Amis des Musées d’Orléans, o di quella, ancora più recente, di una Cleopatra di Denys Calvaert sempre agli Uffizi, la galleria presenta l’ultimo ritrovamento di una gemma altrimenti sconosciuta, che ripaga l’impegno nella ricerca con la vendita al Met di un Venditore ambulante di libri da risma («canzonette» dramatiques et populaires), dipinto da un pittore attivo nell’Italia del Nord sul chiudersi del XVII secolo, battezzato in onore della scoperta “Maestro dell’Ambulante Canesso”.
Bottegantica afferma il suo ruolo di primo piano in relazione a fondazioni ed enti museali, nazionali e internazionali. Nell’ultimo periodo ha venduto alcune importanti opere del Futurismo e dell’Aeropittura italiana firmate da Giacomo Balla, Umberto Boccioni e Tullio Crali. “Tra le varie istituzioni museali siamo orgogliosi di menzionare il Dallas Museum of Art, la Kunsthaus di Zurigo e la Fondazione Maxxi – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma”.
La Galleria Cortona Fine art dimostra il livello di specializzazione raggiunto nel mercato del disegno con la notizia di eccellenti vendite a rinomate istituzioni museali. Una Testa di fanciullo di Andrea Appiani – “studio preparatorio per il putto alato di destra nella lunetta ad affresco con La Giustizia che Appiani dipinse nel 1808 nella Sala del Trono del Palazzo Reale di Milano” – è giustamente confluito nelle collezioni braidensi. Due fogli di Michele Sangiorgi invece, un Riposo durante la fuga in Egitto e Le virtù incoronano il busto di Antonio Canova, sono rispettivamente stati acquisiti dalla Kunsthalle di Amburgo e dalla National Gallery di Washington. Quest’ultima ha comprato anche il grazioso foglio acquerellato con Amore e Psiche di Santino Tagliafichi e la Scena di Stregoneria di Domenico Guidobono, uno studio dal “tono sognante, quasi da favola”, preparatorio per il dipinto conservato alla Galleria Nazionale di Parma. Il National Museum of Lithuania, infine, si è aggiudicato l’inedita tavola a olio con la Battaglia di Clavjio dipinta da Melchiorre Gherardini, detto il Ceranino.
La Galleria Maurizio Nobile si esibisce in un’armoniosa coreografia tra i secoli. Un dipinto di Giovanni Battista Bertucci Da Faenza con Giulio Cesare riceve la testa di Pompeo e una terracotta di Lorenzo e Angelo di Mariano con la Vergine Annunciata dimostrano la confidenza per l’antico. Il primo è stato acquistato dal Museo di Royal Castle di Varsavia, il secondo da parte dello Szépművészeti Múzeum di Budapest. Come rappresentanti del Novecento italiano abbiamo invece un Cristo legato di Giacomo Manzù, passato allo Snite Museum of Art University of Notre Dame (Indiana), subito seguito da uno schizzo di Natura morta firmato e datato da Giorgio Morandi, venduto a un privato per essere offerto in dono al Met di New York. In chiusura della rassegna, valgono universalmente le parole di Maurizio Nobile: “Per un antiquario è sempre motivo di grande soddisfazione sapere che un’opera che ha scoperto e posseduto – seppur per breve tempo – sia finita in un importante museo internazionale” perché “questo dà senso al suo lavoro e lo appaga delle fatiche sostenute”. Con qualche risultato inedito alla mano, nonostante l’allarme maltempo, la lettura dei dati si può ribaltare. Il settore sembra tutt’altro che ammalato. E se anche si fossero visti tempi più leggeri, professionalità e sudore continuano a pagare bene. Il mercato dell’arte avanza da sempre al suo passo, sull’alternarsi di note alte e basse, a metà strada tra l’andante e il vivace. Insomma, prendendo ancora dal gergo musicale, prosegue allegro ma non troppo. Con questo andamento, se tra nuvole e piogge un Inverno sta arrivando sarà forse quello di Vivaldi: difficile o no, la più bella delle Stagioni.
3 Ottobre 2024