Secondo la fotografia scattata dal Global Art Market Report 2025 (link), lo scorso anno le vendite online hanno rappresentato il 18% del mercato totale, significativamente sotto il 25% toccato nel 2023, ma il doppio rispetto al 9% del 2019. E se incrociamo questo dato con il sensibile rallentamento del settore degli artisti nati dopo il 1945 rispetto ai maestri della modernità e all’antico, che invece sono rimasti stabili, allora si capisce perché vale la pena di provare a mappare e analizzare i marketplace d’antiquariato online, anche se questo canale di vendita attualmente rappresenta meno del 4% del totale del mercato dell’arte, contemporaneo incluso. E se è vero che per ora queste piattaforme si sono rivelate più adatte a opere di valore contenuto, va anche considerato che lo scorso anno per le case d’asta le vendite di opere sotto i 5000 euro sono cresciute sia per valore (+7%) che per volume (+13). Il che confermerebbe l’esistenza di un bacino di pubblico che in futuro potrebbe aumentare ulteriormente, magari anche grazie all’introduzione dell’Intelligenza Artificiale, che promette di aumentare significativamente l’efficienza di queste piattaforme. Se così fosse, questa potrebbe essere un’opportunità più concreta di riattivare l’area del mercato antiquario che ha più sofferto in questi anni, ossia quella delle opere economicamente meno impegnative (ma non per questo meno interessanti). Si dice che le grandi innovazioni tecnologiche sono sovrastimate negli effetti immediati, ma sottostimate nel medio e lungo termine. Per chi non l’avesse ancora fatto potrebbe essere venuto il momento di mettersi in marcia, o di tornare ai progetti che molti, anche nell’ambito dell’AAI, avevano accarezzato durante la pandemia.
Prima di affrontare i singoli casi va premesso che c’è differenza tra un marketplace vero e proprio, ossia una piattaforma che opera direttamente la vendita, e magari si occupa anche del trasporto – come Amazon, per esempio – e una piattaforma drive to store, ossia un sito che mira semplicemente a far incontrare domanda e offerta, e dunque guadagna sul canone che chiede ai suoi iscritti – come fanno quasi tutti i marketplace d’antiquariato online. In questo caso non esiste un’interfaccia e-commerce, e la vendita è sempre finalizzata dalla galleria, che quindi è libera di adottare le strategie che crede più efficaci. Almeno per ora le opere più adatte a questi canali sono quelle nell’area dei 5000 euro, come si è detto, ma gallerie come Cantore e Giglio, per esempio, pubblicano anche opere più importanti, che comunque aiutano l’utente a inquadrare il tipo di galleria a cui si sta rivolgendo. E gli utenti/clienti, confermano le gallerie AAI più attive, ci sono, e aumentano proporzionalmente all’impegno profuso. In merito ai risultati che si posso ottenere, basta dire che qualcuno è addirittura arrivato a ingaggiare personale esclusivamente dedicato al commercio online.

Proantic
Proantic è stato fondato nel 2009 dai fratelli francesi Olivier e Stéphane Camus; il primo antiquario a Parigi, per poi trasferirsi a Roma; ingegnere informatico il secondo. Il sito dichiara di avere 20.000 utenti registrati e 310.000 oggetti in vendita, per più di 2000 venditori, 135 dei quali italiani. Tra questi si trovano anche sette membri dell’Associazione Antiquari d’Italia: Antichità Giglio, Palazzo Torlo Antiquariato, Vivioli Arte Antica, Galleria Berardi, Antichità Santa Giulia, Brun Fine Art, Cantore Galleria Antiquaria. L’esperienza di navigazione parte dall’oggetto, attraverso il quale si giunge poi al venditore, che Proantic permette di contattare per eventuali informazioni, o per finalizzare l’acquisto. Siamo perciò in modalità drive to store – ma il sito offre ai venditori anche la possibilità di finalizzare la vendita al suo interno, passando attraverso PayPal. Il corredo di immagini e le informazioni relative al singolo oggetto sono a discrezione del venditore, che deve anche produrre la traduzione dei testi. Va da sé che a oggetti e sensibilità diverse corrispondano livelli diversi di accuratezza nell’informazione. Ma forse è questo uno degli aspetti più positivi. Così il compratore ha la possibilità di farsi un’idea sul suo interlocutore. Ciò detto, Proantic verifica, almeno a grandi linee, gli oggetti pubblicati dai venditori e li obbliga a indicarne il prezzo. Gli oggetti sono divisi in categorie, che comprendono anche gli orologi da polso e i gioielli. Poi c’è una sezione dedicata al collezionismo, che però pare più un modo per raccogliere curiosità piuttosto che uno strumento specifico orientato al compratore non occasionale. Per quanto sia semplice da usare e tutto sommato efficiente, l’interfaccia non brilla per qualità della grafica, ma questo è un problema diffuso a queste latitudini. Il sito offre diversi tipi di abbonamento. Questo il link al tariffario.
Anticstore
Tra i membri dell’Associazione Antiquari d’Italia presenti su Anticstore troviamo Antichità Giglio, Antichità Santa Giulia, Subert, Brun Fine Art, Cantore Galleria Antiquaria. Il sito è stato fondato nel 2017, e ha sede al numero 231 di rue Saint-Honoré, a Parigi. Non ha una sezione about us, perciò sono poche le informazioni a riguardo. Ma chi ne fa parte conferma che la piattaforma è molto selettiva, sia nella scelta delle gallerie, che devono passare attraverso un attento processo di verifica, sia in quella della pubblicazione delle opere, che prevede sempre il vaglio degli esperti. La conseguenza è che le opere in offerta sono mediamente di livello più alto che altrove, e l’interfaccia funziona di conseguenza. Indicare il prezzo è obbligatorio. Va notato che Anticstore è l’unico dei principali marketplace d’antiquariato online a offrire anche la versione in mandarino (ma l’eventuale traduzione delle schede delle opere è a discrezione del venditore).
AnticoAntico
Fondato nel 2001 dal bolognese Stefano Vannucchi, AnticoAntico è il marketplace attualmente più utilizzato in Italia. I numeri forniti dalla piattaforma sono incoraggianti: “oltre 50.000 articoli pubblicati, 300 espositori e oltre 4.000 visite al giorno”. Il sito funziona come marketplace drive to store. Tra i venditori presenti sul sito si contano ben 14 membri dell’Associazione Antiquari d’Italia: Alice Fine Art, Altomani & Sons, Antichità Firenze di Riccardo Chiavacci, Antichità Giglio, Antichità Santa Giulia, Galleria Berardi, Brun Fine Art, Cantore Galleria Antiquaria, Galleria Roberto Ducci, Galleria Antiquaria Camellini, Palazzo Torlo Antiquariato, Galleria Previtali, Raffaello Pernici Best Ceramics e Subert. Acquistando il pacchetto standard di un anno è possibile caricare fino a 500 oggetti all’interno della propria pagina personale. La piattaforma può essere utilizzata anche da chi non dispone di un sito web; a ogni venditore viene infatti fornito un proprio negozio virtuale, ossia una pagina appositamente dedicata alla presentazione del catalogo delle opere in offerta, ma aperta anche a contenuti aggiuntivi. C’è anche una sezione “tour virtuali”, che permette di far rivivere gli allestimenti fieristici delle edizioni a cui l’antiquario ha partecipato. Il sito stesso incoraggio a tenere aggiornato il proprio catalogo, e monitorarne con costanza le performance in ternini di visite sui singoli oggetti e richieste.
1stDibs
1stDibs è il marketplace online di più ampio respiro internazionale, specializzato in articoli di alta fascia. Design, arte, moda e gioielli, per un’offerta ampia attenta all’identità del brand: esclusività, buon gusto e qualità. “Meraviglie dal mondo”, è l’headline racchiude lo spirito con cui nasce la piattaforma. Michael Bruno, commerciante di immobili di lusso, decide di portare online il fascino dei mercatini antiquari parigini. Inizialmente si tratta di un sito di annunci, per favorire lo scambio tra venditori e collezionisti. Nel 2013 Bruno implementa la funzione di acquisto online, investendo sempre di più in strategie mirate di web marketing. L’attuale CEO è David Rosenblatt, noto per la sua esperienza all’interno di DoubleClick, leader nelle tecnologie per il marketing online. L’interfaccia grafica, curata nei dettagli, assicura una navigazione intuitiva e un’esperienza d’acquisto fluida e coinvolgente. Per quanto riguarda i venditori, sono ammessi solo professionisti del settore, i quali devono inviare una candidatura comprensiva di documenti aziendali e un campione di cinque articoli dal proprio inventario. Una volta passata la selezione, è possibile scegliere tra diversi piani di abbonamento a seconda delle proprie esigenze. Il sito specifica che “ogni vendita condotta sul marketplace è unica a seconda del tipo e del prezzo dell’articolo e del piano di abbonamento scelto”. Questi elementi, così come il tipo di attività svolta del venditore – gli artisti hanno commissioni diverse rispetto ai mercanti – influenzano il tasso di commissione finale. 1stDibs pubblica anche i propri risultati finanziari, facendone leve strategiche per attrarre nuovi investitori. Questo il link al report del quarto trimestre e dell’intero anno 2024. Più in generale, l’autorevolezza dei mercanti sulla piattaforma, i numeri del suo giro d’affari, e le continue rassicurazioni sugli elevati standard di controllo, creano senz’altro un ambiente favorevole. Aiutano poi i 944mila follower su Instagram. I membri dell’Associazione Antiquari d’Italia su 1stDibs sono attualmente: Baratti Antichità, Galleria Antiquaria Marletta e Subert, ma a loro dire per esser vincenti sulla piattaforma servono impegno e un magazzino piuttosto esteso.
Mercanteinfiera
Mercanteinfiera nasce come estensione digitale dell’omonima manifestazione che si tiene ogni anno a Parma da oltre quarant’anni. Ed è senz’altro questo l’elemento più interessante, perché è l’unico caso che si conosca; attualmente nessuna fiera d’arte ha un marketplace, e viceversa, nemmeno nel settore contemporaneo. Nel 2019 si attiva la partnership tra Fiere di Parma e AnticoAntico, che dà vita a una piattaforma online business to business. L’operazione torna utile con l’arrivo della pandemia. Infatti, nel 2020, non potendo organizzare la fiera, i fondatori decidono di aprire il sito a un pubblico più vasto e trasferire online l’offerta espositiva dell’edizione. Nel 2021 avviene il lancio del marketplace online come lo vediamo oggi. Quattro sezioni principali, ossia Antiquariato, Novecento & Design, Moda & Vintage, Gioielli e Orologi. Ognuna si suddivide in sottocategorie, con un layout semplice e funzionale. La scelta di rendere visibile o meno il prezzo dell’articolo è a discrezione del venditore. Nel primo caso il prezzo è affiancato dal pulsante Buy Now, che funge da invito all’acquisto, così come Aggiungi al carrello. In realtà l’ordine è senza impegno e il cliente dovrà essere ricontattato direttamente dal venditore. Ancora una volta il valore aggiunto non è tanto la funzione di vendita ma l’impostazione vincente di dare una vetrina virtuale permanente agli espositori. I membri dell’Associazione Antiquari d’Italia presenti sul sito sono Altomani & Sons, Antichità Firenze di Riccardo Chiavacci, Antichità Giglio, Antichità Santa Giulia.
14 Aprile 2025