Con la lista dei membri dell’Associazione Antiquari d’Italia alla mano e l’ausilio di Google Maps, l’onnipresente entità informatica che nel mondo occidentale ha spazzato via gli istituti geografici del Novecento, abbiamo provato a tracciare la mappa degli antiquari italiani, un po’ per offrire un pratico strumento a chi è in cerca di una visione d’insieme, un po’ per scoprire che, viste sulla cartina, le gallerie d’arte antica italiane sono più e meglio distribuite sul territorio di quanto ci si potrebbe aspettare.
Le quattro città con il maggior numero di gallerie sono Milano, dove se ne contano 30; a Firenze ce ne sono 20, 17 Roma e 10 a Napoli. I quattro punti, pressoché equidistanti tra loro, tracciano una linea ideale che va da nord a sud, unendo scuole, stili, tecniche e gusti. Ma mentre a Roma e a Firenze le gallerie sono concentrate in zone ben precise – le prime tra Via del Babuino e Via Margutta, le altre in Via Maggio e Via dei Fossi – a Milano e Napoli gli antiquari sono equamente distribuiti nelle zone centrali, tra edifici storici, discreti cortili, e appartamenti da scoprire. Meglio o peggio? Non si può dire.
Quando ci si coordina e, per esempio, si inaugura lo stesso giorno, è senz’altro più facile ampliare il pubblico, come dimostra il progetto “Gallerie a Palazzo” che dal 2021 si tiene due volte all’anno a Milano, a Palazzo Cicogna, per iniziativa degli associati AAI Longari Arte Milano e Matteo Salamon, in collaborazione con altre cinque gallerie che pure hanno sede nella prestigiosa dimora meneghina. E in questo senso varrebbe forse la pena di riflettere, sempre con la mappa delle gallerie antiquarie alla mano, sull’opportunità di promuovere iniziative nel format della London Art Week e delle altre “settimane dell’arte” che il mondo delle contemporaneo riesce a organizzare con profitto un po’ ovunque nelle capitali del Vecchio Continente. Oltre alla London Art Week, Il modello potrebbe essere lo Zurich Art Weekend, che si tiene a Zurigo il weekend prima di Art Basel (in primavera, qui il link al sito della manifestazione), e che ha il pregio di saper coinvolgere, oltre alle gallerie, anche i musei pubblici e privati della città. L’organizzazione non fornisce i dati di affluenza, ma chi ha avuto modo di essere in quei giorni nella città di colossi del mercato come Hauser & Wirth e Bruno Bischofberger, e collezionisti come Emil Georg Bührle o Michael Ringier, può senz’altro confermare il grande successo, anche numerico, dell’iniziativa. Il che si traduce in gallerie piene di visitatori (non solo locali), musei altrettanto brulicanti, ma anche visite alle collezioni private, cene esclusive, e tutto il coté di iniziative che alimentano l’esperienza del collezionare arte. Chi sarà il primo a raccogliere lo spunto?

Ciò detto, e sempre in termini di esperienza, la mappa degli antiquari italiani fa anche riflettere su quanto il territorio possa essere considerato parte integrante della galleria stessa, componente essenziale della sua natura. Chi, per esempio, si muove per visitare le gallerie antiquarie di Torino, Modena, Perugia, Padova, o Bologna trova città con un’offerta culturale di massimo livello, semplici da navigare, più che accoglienti dal punto di vista della ristorazione e dei servizi alberghieri. Non è questo dunque un evidente tratto identitario delle gallerie stesse? Oltretutto, nella maggior parte dei casi le gallerie antiquarie riflettono fedelmente l’arte che nel passato si è prodotta in quei territori e con essa il collezionismo che l’ha foraggiata, e che oggi permette di esprimere pilastri della cultura artistica mondiale come i Musei Reali, le Gallerie Estensi, la Galleria Nazionale dell’Umbria, la Cappella degli Scrovegni o, a Bologna, la Pinacoteca Nazionale.
Quando invece si tratta di grandi città, la mappa delle gallerie antiquarie italiane parte dell’AAI offre una chiara prova di come il mercato antiquario sia effettivamente ampio e diversificato, ricco di individualità che pur appartenendo al medesimo contesto ne riflettono la varietà storica e culturale, l’ambizione, la floridità economica, che è a sua volta riflesso della ricchezza culturale e umana della città. Ogni galleria è uno scrigno di sapere, competenze e relazioni maturate nel tempo, e da questo verificate. Se la dittatura del white cube contemporaneo reca in sé il pericoloso germe dell’omologazione, gli spazi delle gallerie antiquarie sembrano oggi un baluardo di quella libertà intellettuale che trova una delle sue più evidenti manifestazioni negli spazi dell’abitare. Non è detto che i tempi dei maestri dell’inserimento dell’arte antica nell’arredo d’interni come Franco Albini, Vito Latis, Vittoriano Viganò, o lo stesso Giò Ponti siano poi così lontani dal sentire attuale. La mappa delle gallerie antiquarie italiane è anche una geografia umana.
17 Gennaio 2025