Per secoli la Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore di Milano ha custodito un capolavoro fiammingo unico nel suo genere, celato sotto spessi strati di vernice bruna e accumuli di polvere e sotto un fuorviante riferimento ad un artista di origine tedesca. Si tratta del Retablo dei Magi di Jan II Borman (1460 ca. – 1520 ca.), una grandiosa macchina d’altare composta da una cassa in legno di quercia contenente sculture a tutto tondo e altorilievi finemente dipinti e decorati. L’opera rappresenta un’unica grande scena dedicata all’Epifania, inquadrata all’interno di una struttura coronata da raffinatissime arcate dorate che richiamano l’interno di una chiesa gotica. Al centro in primo piano compare la Sacra Famiglia circondata dai Magi in adorazione del Bambino, tutti differenti nelle pose, nei costumi e negli attributi. Nella parte superiore, in secondo piano, si apre un paesaggio roccioso costellato da innumerevoli personaggi di dimensioni minori, ma non meno definiti, che rappresentano il corteo venuto ad assistere al miracoloso evento. Il Retablo dei Magi fu acquistato o commissionato a Jan II Borman dal ricco mercante milanese di vetro e metalli Protasio Bonsignori da Busto per la sua cappella nell’Oratorio di Santa Caterina, inglobato dentro la Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore. L’altare della cappella, fatto edificare da Protasio entro il 1510, era dedicato ai Magi il cui viaggio per offrire i propri doni potrebbe essere un riferimento ai lunghi viaggi di lavoro del mercante.
Passato inosservato a molti, il Retablo dei Magi non è sfuggito però a Myriam Serck, direttrice emerita dell’Institut Royal du Patrimoine Artistique (IRPA) di Bruxelles, che durante una visita della chiesa ha notato il prezioso oggetto e l’ha immediatamente ricondotto alla bottega di Jan II Borman, riconoscendone lo stile e l’elevata qualità esecutiva. La scoperta ha acceso l’interesse per quest’opera sconosciuta dando vita ad un progetto di studio e recupero dello stesso. In seguito a studi preliminari e a un lungo iter burocratico, e grazie anche al supporto del mercante d’arte milanese Alessandro Cesati, che ha fatto inizialmente da mediatore con la Soprintendenza di Milano, il Retablo è stato trasportato in Belgio dove è rimasto per due anni (2022-2023) presso l’IRPA.
L’accurato restauro – sostenuto dalla Fondation Roi Baudouin, dalla Fondation Périer-d’Ieteren e da Intesa Sanpaolo – ha permesso al Retablo di tornare al suo originale splendore. Le analisi del legno e il ritrovamento del marchio dello scultore hanno confermato la brillante intuizione di Myriam Serck circa la provenienza dall’area di Bruxelles e l’appartenenza alla bottega dei Borman e hanno permesso di datare l’opera tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Rimuovendo gli strati di vernice bruna e le ridorature a foglia d’oro ottocenteschi sono poi riemerse la policromia, la doratura a missione e tutte le preziose tecniche decorative impiegate (punzonature e applicazioni di broccati in rilievo, elementi metallici dorati e perle in resina e cera). Tutto ciò rende di fatto il Retablo di San Nazaro l’unico esemplare noto di questa famosa bottega ad aver mantenuto la policromia e l’apparato decorativo originali: un fatto del tutto eccezionale se si pensa che la stragrande maggioranza delle sculture lignee nordiche quattro-cinquecentesche conservate ha perso il colore. Infatti nell’Ottocento si usava coprire, come in questo caso, o addirittura rimuovere la policromia perché ritenuta non in linea con il gusto dell’epoca, portando così alla sua inevitabile perdita.
Il restauro del Retablo dei Magi non è stato però solo un semplice intervento di conservazione, ma anche un’operazione di valorizzazione del patrimonio culturale senza precedenti. Pare incredibile che un’istituzione belga abbia investito tempo, lavoro e denaro nel restauro di un oggetto non di sua proprietà per il puro piacere di vedere da vicino e studiare una rarissima testimonianza artistica della propria cultura. Ma tutto ciò è perfettamente in linea con la mission dell’IRPA , che si pone come obiettivi principali lo studio e la conoscenza dell’eredità culturale belga e la sua ottimale conservazione per le generazioni future. L’intera vicenda dimostra come la cooperazione tra Paesi diversi con il fine comune di salvaguardare e valorizzare il patrimonio può portare ad azioni di straordinaria rilevanza culturale.
Dopo il rientro in Italia per essere presentato al pubblico al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano, il Retablo dei Magi di Jan II Borman tornerà nella sua collocazione originaria nel 2026, «dopo essere stato all’esposizione di “Restituzioni”, che inizierà a fine settembre 2025 e che dovrebbe tenersi a Roma» spiega Paola Strada, funzionario della Soprintendenza di Milano, la quale aggiunge: «Oltre ai fondi belgi, tra i finanziatori c’è infatti Intesa Sanpaolo e dunque l’intervento rientra tra quelli da loro promossi sul territorio nell’ambito del progetto “Restituzioni”». Qui il link al sito del progetto.
3 Gennaio 2025