A Palazzo Barberini, dove mercato e museo si sono incontrati (per la prima volta)

La prima fiera antiquaria ad accadere in un museo pubblico è una storia di equilibrio e forma, che sancisce un nuovo sodalizio.

di Antonio Pepe

Arte e collezionismo a Roma 2025 è stata la seconda edizione della mostra-mercato organizzata dall’Associazione Antiquari d’Italia, questa volta a Palazzo Barberini, nella stessa sede delle Gallerie Nazionali di Arte Antica. In cinque giornate dal clima ancora estivo, è stato questo evento a inaugurare la nuova stagione del mercato dell’arte in Italia, per effetto di una serie di cambiamenti che scalfiranno l’appuntamento nella cronistoria delle fiere. L’equinozio dell’antiquariato ha preso il via quasi di pari passo con quello d’autunno, dal 18 al 23 settembre in una delle più prestigiose gallerie nazionali. Ad aprire i portoni al grande pubblico sono stati sessantatré dei migliori galleristi provenienti da dentro e fuori lo Stivale. Alla conferenza stampa Alessandra di Castro e Bruno Botticelli, organizzatori della manifestazione e rappresentanti dell’Associazione Antiquari d’Italia, hanno condiviso il palco con Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione dell’attuale legislatura, e Simona Renata Baldassarre, Assessore alla Cultura Regione Lazio. Lo scambio di favori fa epoca: l’isitituzione si concede al privato, riconoscendogli la serietà lavorativa e l’autorità necessaria all’uso; e il privato risponde al favore omaggiando la sede con un selezionatissimo parterre di opere. Dipinti, sculture, disegni, armature, libri, arredamento e oggetti di lusso, disegnano un itinerario nella storia dell’arte che si rivive passeggiando nelle sale dell’esposizione. Quasi un museo di tutte le arti, effimero, che si insedia a fianco della collezione permanente per cinque giornate accompagnate da eventi culturali. Il percorso, per l’occasione, si articola su due piani, salendo a capovolte ellittiche dalla scala a chiocciola progettata da Francesco Borromini.

Arte e Collezionismo Roma, gala dinner, 2025, Courtesy of Associazione Antiquari d’Italia.

All’interno, un’intelaiatura a pareti bianche e dettagli azzurri, uguale per tutti. Con il risultato di uniformare l’effetto scenico, senza contrasti, a patto però di privarsi della personalizzazione del design cromatico dello stand. Un compromesso che ha il vantaggio di facilitare un viaggio coerente nella mostra, senza distogliere l’attenzione dalle opere, illuminate a dovere. Al ricco catalogo di queste ultime vanno fatte le lodi. L’assenza di sbavature dimostra che la selezione ha rispettato criteri molto esigenti, ai quali bisognerà rimanere fedeli. La formula scelta, nonostante l’esito positivo, non esenta dall’attuabilità di futuri perfezionamenti, di piccolo calibro per fortuna. Dalla necessità di un guardaroba in entrata alla fiera, alla più complessa gestione del microclima interno al percorso. Attenzioni volte unicamente ad incentivare e prolungare la permanenza dei visitatori negli stand. Gli ospiti ad ogni modo hanno già risposto con un’ottima partecipazione, molta curiosità e buon totale di acquisti. Un segnale che la direzione intrapresa è quella giusta da seguire, sfatando il falso mito che la modalità fieristica avesse perso il fascino di una volta. Il suo potere d’attrazione ha invece ripreso il valore che gli spettava grazie ad aggiustamenti ben studiati dagli associati.

Arte e Collezionismo Roma, galleria Bacarelli, 2025, Courtesy of Associazione Antiquari d’Italia.

Il successo dei prestiti degli antiquari al museo crea l’occasione per un interrogativo solo apparentemente provocatorio. Che il trionfo possa essere uno spunto per concedere “un’ora d’aria” al numero sproporzionatamente elevato di opere “dietro le sbarre” dei depositi museali italiani? Allora, restituendo il favore, la sede preposta, in qualche circostanza, potrebbe perfino essere la galleria di un membro dell’Associazione Antiquari d’Italia. Un’altra opportunità per lo studio di reperti troppo spesso dimenticati o bisognosi di cure, in un luogo altrettanto avvezzo a esposizioni di alto valore scientifico. Nuovi incontri tra pubblico e il privato, insomma, sempre fedeli alla nobile promessa della valorizzazione, aprendo le gallerie a un pubblico più vasto di quello abituato a superarne la soglia.

Arte e Collezionismo Roma, Longari Arte Milano, 2025, Courtesy of Associazione Antiquari d’Italia.

Nel frattempo, l’appuntamento romano, giunto alla seconda edizione, promette di instituire l’alternativa agli anni di vuoto della Biennale di Firenze, in un asse di cultura e valorizzazione che non lascia spazio all’inefficienza sul calendario dell’antiquariato. Per quasi una settimana, si è potuto accedere al museo con la possibilità, più unica che rara, di apporre sul cartellino espositivo il bollino rosso della vendita. In questa direzione ha spinto sinergicamente un altro incentivo. L’evento, infatti, si abbina a favore di una novità che ha rinfrescato dal caldo torrido: da luglio dello stesso anno l’IVA sulle opere d’arte è al 5% anziché il 22%. Roma, tra le riforme di Palazzo Chigi e di Palazzo Barberini, si è posta nel giro di un bimestre nel ruolo di testimone e garante di un capitolo inedito dell’antiquariato.